discepolato
Gesù ci chiama
Gioghi

“Io sono in mezzo a loro”
VANGELO (Mt 18,15-20)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.
In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
Gesù insegna, dà istruzioni alla Chiesa nascente che si sostituisce ad Israele, superando il particolarismo del popolo eletto per estendere il messaggio di salvezza a tutti gli uomini.
Per far sì che un piccolo popolo possa diventare il popolo di Dio, il popolo degli eletti, è necessario creare una comunità di amore e di perdono dove i particolarismi sono superati alla luce della buona novella che Cristo è venuto ad annunciare.
La Chiesa dunque, da piccola comunità di discepoli, si trasforma in “assemblea “ di tutti i credenti, quelli che vanno a formare il Corpo Mistico di cui Gesù è il capo.
Gesù si rivolge a tutta la comunità, quella che aveva davanti nel momento storico del suo insegnamento e quella che pian piano si sarebbe sviluppata sull’insegnamento e la testimonianza dei primi discepoli.
Ognuno deve porsi al suo interno come collaboratore alla costruzione del grande progetto di salvezza che Dio ha pensato per noi.
“ Se tuo fratello commette una colpa” che danneggia l’opera a cui tutti sono chiamati, è necessario correggerlo.
L’atteggiamento nei suoi riguardi deve essere quello del servizio fatto alla comunità.
Con umiltà e disponibilità all’ascolto, ma determinazione nel perseguire la giustizia, il fratello va ripreso passando attraverso i vari gradi della correzione da privata a pubblica.
Colui che non accetta il giusto rimprovero e non da segni di ravvedimento deve essere allontanato da chi ha l’autorità per farlo, affinché non danneggi l’opera dagli altri intrapresa.
Il verbo”ascoltare” ricorre più volte ad indicare la necessità da parte di chi ha sbagliato di rimettersi in discussione davanti ai fratelli e davanti a Dio.
Chi non vuole ascoltare sarà punito.
La “colpa”può essere commessa non a danno della comunità, ma di un fratello.
A questa situazione Gesù fa riferimento quando afferma che bisogna perdonare 70 volte sette.
Quest’ultima parte sembra contraddire la precedente, ma non è così.
L’atteggiamento in entrambi i casi è quello della disponibilità a capire e a riaccogliere il fratello.
Ma se ognuno deve perdonare all’infinito colui che, a suo parere, gli è debitore, la Chiesa deve dare delle direttive, delle regole perché si cammini all’insegna della giustizia e della verità.
Lo spirito con cui sia il singolo sia la Chiesa come istituzione divina formata da uomini, devono agire è quello illustrato nel versetto 19, quando si parla di “accordarsi” per chiedere.
Presumibilmente il verbo fa riferimento ad una sintonia d’intenti che deve muovere il popolo di Dio.
Per essere in sintonia, bisogna amare il prossimo, bisogna accettarlo per quello che è, bisogna arrivare a pensare le stesse cose, perché la giustizia è una sola, perché quando si chiede a Dio qualcosa bisogna essere certi che sia cosa buona e giusta.
Solo se si è concordi su ciò che è buono e giusto si può pregare con la certezza di essere ascoltati.
Lasciare tutto
Marco 10,28-31
In quel tempo, Pietro disse a Gesù: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”.
Gesù gli rispose: “In verità vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna. E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi”.
“Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”.
Questa mattina riflettevo su quel lasciare tutto e seguire Gesù.
Me lo sentivo vicino, quando, dopo una notte insonne, all’alba ho pregato la Parola della liturgia del giorno. L’ho sentito rispondermi quando a Messa c’è stato chi è andato a leggere al posto mio, ben conoscendo, Lui, il sacrificio che faccio a stare in piedi.
Ho sentito la sua provvidenza, quando ho trovato il parcheggio al centro, vicino allo studio fisioterapico; l’ho pregato di sostenermi per quel piccolo tratto di strada che mi separava da Daniela, l’angelo buono che ogni settimana, da anni, si occupa di rimettermi in asse il corpo e lo spirito.
Ho pensato che le giornate sarebbero tutte uguali nel dolore che le accompagna, se la Parola non desse loro senso e direzione.
Mi sentivo in paradiso pensando che, nonostante la malattia, vivevo la gioia di stare con Lui e di camminare verso l’eternità.
Quand’ecco venire avanti, a passi lentissimi, appoggiato ad un bastone, un vecchio che spingeva un carrello di stoffa per fare la spesa, al mercato posto poco distante.
In quei suoi passi trascinati a fatica, nel suo volto sofferente mi sono specchiata e ho avuto pietà di me.
Mai come in quel momento mi sono sentita inadeguata, fuori posto, indegna di tanta grazia.
Ho chiesto perdono. Perdono a Gesù, perchè avevo avuto la presunzione di pensare che la mia vita è più tribolata di tante altre, perdono perchè mi ero messa al primo posto, perdono perchè a volte dimentico che è l’uomo il luogo dove incontrarLo.
Mentre ci sfioravamo io e il vecchio, sul piccolo marciapiede, ho benedetto lo sconosciuto che mi era venuto incontro e mi aveva mostrato il vero volto del Signore, che continua a parlare anche quando è finita la Messa.
Preparativi
Rubo un po'di tempo alla convulsione di queste giornate, piene di impegni e di imprevisti, per aggiornare il diario di bordo.
E' straordinario come da una situazione di calma piatta si possa essere travolti da una bufera, bruciati da un fuoco divorante, ritrovandosi a ballare al centro della pedana.
Eppure è così. Sono cose che accadono.
Le vacanze sono finite per tutti, o quasi, ma non per noi che di questa estate tra gessi, dottori e ospedali volevamo portarci qualche “scintillante” più grosso.
Al corso di Discepolato a Loreto, ci hanno ribadito che gli sposi sono Vangelo che cammina, icona dell'Alleanza tra Dio e gli uomini, anche quando stanno solo vicini.
Così abbiamo deciso di fare una grande festa, in occasione del nostro 40° anniversario di matrimonio, invitando la nostra comunità parrocchiale insieme a parenti e amici, preferibilmente in coppia, ad unirsi al nostro rendimento di grazie al Signore, perchè è stato la nostra salvezza.
Mancano tre giorni all'evento e fervono i preparativi per la mensa del Pane e della Parola, a cui farà seguito un' agape fraterna in uno spazio che noi confidiamo si dilati, visto il numero dei partecipanti.
In un mondo in cui la famiglia fa notizia solo se si sfascia, vogliamo cogliere l'occasione che il Signore ci dà perchè venga alla luce ciò che per pudore si tende a nascondere, specie quando passano gli anni.
(Mt 5,13-16)
Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.
Vacanze
Quando siamo tornati dalle vacanze avevamo tanti panni da lavare e tante cose da raccontare.
Siamo andati dietro alle priorità che non è stata solo quella di rimettere in sesto il guardaroba, quanto quella di riapprovvigionare il frigorifero e tentare la rianimazione del basilico e di altre piante particolarmente provate da giorni di perdurata arsura.
Il primo a chiederci cosa avevamo fatto a Loreto è stato Giovanni.
Gli ho detto, dopo un momento di comprensibile imbarazzo, (un bambino come avrebbe potuto capire?), che ci eravamo messi in ascolto di quello che il Signore voleva dirci, avevamo parlato con Lui per tutto il tempo.
"E di me non avete parlato?"
" Poco, ma per te e per Emanuele e per tutti i bambini del mondo, sì tanto".
Chissà cosa ha capito! Ma, per spiegare, abbiamo bisogno di vivere la bella notizia dell'amore che salva, perchè anche lui se ne innamori.
Intanto lo abbiamo portato a casa di Maria,che meglio di noi, gli avrebbe spiegato cosa significa mettersi in ascolto.
Poi siamo andati alla preghiera del gruppo dove giustamente ci è stata rivolta la stessa domanda.
A me è venuto spontaneo dire che eravamo andati a farci ripulire i gioielli di famiglia, perchè tornassero all'antico splendore.
In effetti l'azione del Gioiellere è stata magistrale, come sempre ci accade quando, a mediare la Parola, è don Renzo Bonetti.
Ritorni a casa contento perchè riesce sempre a ridare luce e valore al Sacramento che ci unisce e che per fortuna non scade mai.
A casa ci siamo prefissi di non cedere alla tentazione di starcene per conto nostro (il più grave peccato contro lo Spirito Santo), decidendo di riprendere la sana abitudine di fermarci insieme solo noi due, davanti al Signore, almeno una volta al giorno.
Abbiamo scelto di pregare le lodi, al mattino e/o alla sera, unendoci spiritualmente a tutta la Chiesa.
La cosa straordinaria è che, in modo del tutto inaspettato, il Signore sul comodino ci ha fatto trovare il libro smarrito delle lodi che 10 anni fa regalai a Gianni.
Io avevo quello sul quale Franco aveva tante volte pregato con i suoi lupetti scout : il seme che lasciò qui, quando andò ad abitare con la sua sposa nella casa di fronte.
E dire che quando siamo arrivati a Loreto ci sentivamo pozzanghere sporche e maleodoranti.
"Datemi da bere" è stato il leit motiv di tutte le catechesi, partendo dall'incontro di Gesù con la Samaritana.
"Se tu sapessi chi ti chiede da bere…."
Eravamo assetati e lui ci chiedeva da bere…
Cosa potevamo dargli se non i nostri contenitori sbrecciati, incrinati, ingrommati…cosa?
Un po' d'acqua sicuramente l'avremmo rimediata, solo un poco per riprendere il cammino nel nostro deserto senza parole.
Scavare, ecco cosa eravamo stati chiamati a fare, perchè si sa che, se scavi trovi sempre l'acqua pulita, anche se devi faticare come una bestia, faticare tutta la vita perchè il pozzo non si richiuda.
Ma si sa che il Signore non scherza e fa quello che dice.
La prima zappata l'abbiamo data noi, con il nostro sì a ricominciare, la risposta a quel "sitio" che ci veniva dal crocifisso.
La Grazia del Sacramento delle Nozze ha cominciato a piovere a fiumi, inondando tutte le coppie presenti al convegno.
Ci siamo visti rappresentati nell'icona appoggiata ai piedi dell'altare.
Eravamo noi che Gesù stava trasformando in pane e vino sulla mensa eucaristica del mondo.
Abbiamo detto che valeva la pena, con un così grande alleato, impegnarci per aiutare lo Spirito Santo ad riaprire tutti i pozzi chiusi.
Quanti matrimoni da disseppellire, quanti gioielli di famiglia da far brillare!
Per saperne di più e farci le vacanze invernali, ci siamo iscritti per tempo al Convegno di approfondimento Teologico ed Esperienziale della Grazia Sacramentale del Matrimonio che si terrà dal 2 al 5 Gennaio 2012 a Sacrofano – Roma
I tabernacoli di Dio si sono messi in cammino