ceneri
“Chi perderà la propria vita per causa mia la salverà”(Lc 9,24)

Vita e morte
“Io ti comando di amare il Signore”(Dt 30,16)
Della parola di Dio ciò che mi ha più colpito è l’urgenza della scelta che non prevede mezze misure, vie alternative meno dolorose e difficili.
Il testo del Deteuronomio e il passo del vangelo fanno riferimento alla morte che a seconda della nostra scelta di amare o non amare il Signore, seguire o non seguire Cristo, può portare alla negazione, all’annullamento della persona o alla sua piena realizzazione e quindi beatitudine eterna.
E’ incredibile come la stessa parola possa avere significati completamente opposti e come solo seguendo Gesù, ascoltando quello che dice, non scandalizzandoci delle sue parole, ma con umiltà, pazienza, perseveranza e soprattutto fiducia, seguendolo per le strade impervie e sconosciute l’annuncio scomodo diventa sempre liberatore.
” Chi mi vuol seguire rinneghi se stesso” dice Gesù.
E’ il primo passo, la prima cosa da fare, il primo sì da dire al Signore per convertirsi e credere al Vangelo.
Ieri il sacerdote ci ha cosparso il capo di cenere per ricordarci cosa siamo, perchè la vita dura un soffio e polvere eravamo e polvere torneremo ad essere.
Rinnegare se stessi, fin quando c’è tempo, e questo è il tempo opportuno, è accettare che Qualcuno dia consistenza e valore eterno a ciò che vediamo non durare e non servire.
Scegliamo quindi oggi chi seguire, a chi vogliamo appartenere, da chi ci vogliamo far trasformare.
La cenere ci evoca sempre qualcosa che finisce, che ha smesso la sua funzione, come quando, seduti vicino al camino vediamo esaurirsi la fiamma e cessa il calore perchè la legna o il carbone si sono consumati.
Ma se oggi noi non sappiamo che farcene della cenere, visto che anche i resti della cremazione dei nostri corpi mortali è proibito disperderli per l’aria o per l’acqua perchè inquinano, sappiamo anche, chi ha qualche anno di più sulle spalle, che la cenere la usavano le nostre nonne, le nostre mamme per fare il bucato, per renderlo bianco e profumato.
La cenere la si usava anche come fertilizzante come ancora solo soliti fare nei paesi più poveri dove l’industria chimica ha preso il sopravvento a discapito della salute.
Penso alla croce che in questo cammino quaresimale dobbiamo caricarci sopra le spalle, della quale faremmo volentieri a meno.
Gesù da subito ci invita a imitarlo eco di quello “scegli oggi” del passo del Deteuronomio.
Come Lui è morto così noi moriremo, ma come Lui è risorto, anche noi risorgeremo se ci lasceremo bruciare dal fuoco del suo amore.
La nostra croce, il nostro legno, il nostro corpo innestato al suo, bruciando, morendo, offrendo, siano trasformati in concime di vita nuova, occasione, strumento per lavare i nostri panni sporchi e offrire al Signore la veste bianca e immacolata del nostro Battesimo.
Riconciliazione
“In nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio” (2Cor 5,20)
Lasciarsi riconciliare significa che non noi ma Dio vuole fare pace con noi. E’ incredibile come la Quaresima non inizi con una minaccia per i peccati che abbiamo commesso, ma con un richiamo accorato di Dio a tornare nella sua casa, a lasciarsi abbracciare da Lui.
La Quaresima è un tempo di attesa , attesa di Dio che aspetta i suoi figli alla porta con lo sguardo fisso lontano aspettando che l’orizzonte si muova e la polvere che si solleva gli dia il segno della vita che si rinnova.
La polvere è il simbolo di questo giorno in cui ci vengono imposte le ceneri, frutto della combustione delle palme agitate al passaggio di Gesù nel suo ingresso solenne nella città dove avrebbe trovato la morte.
Morte e vita s’incontrano in questo giorno in cui non c’è cosa che non ci ricordi la morte, non c’e cosa che non ci ricordi la vita, facce di una stessa medaglia se ci lasciamo riconciliare da Dio.
Quello che più mi colpisce è che il protagonista di questa giornata non è l’uomo impastato di terra, destinato a tornare in polvere, ma Dio che non si rassegna che i suoi figli muoiano lontano da casa, dalla sua casa.
E’ Lui che ci ha creato, è Lui che ha soffiato lo Spirito sopra di noi, è Lui che vuole tornare a donarci quel soffio di vita.
Rispondere ad una chiamata, questa è la Quaresima, un tempo in cui il deserto in cui Lui ci vuole condurre, chiarificherà il nostro desiderio e ci farà chiaramente distinguere cosa è essenziale per non rimanere terra riarsa, senz’anima, priva di vita.
Ogni anno ci si ripropone lo stesso invito, ogni anno Dio ci propone una vacanza in un luogo non sponsorizzato dalle agenzie turistiche, non ricercato da persone che hanno tutto o pensano di avere tutto, un luogo speciale per un incontro speciale con lui.
Il deserto può affascinare o fare paura a seconda dei casi.
Intanto una cosa buona è che ci puoi andare vestito come ti pare, senza maschera, ieri è finito il carnevale, perchè non c’è nessuno da compiacere o a cui piacere. Nel deserto la prima cosa che avverti è la libertà di essere te stesso, di muoverti come vuoi, di prendere qualsiasi direzione.
E la libertà è cosa rara di questi tempi in cui anche l’aria è condizionata quando te lo puoi permettere.
Nel deserto non ti serve altro che un buon udito, perchè nel silenzio Dio può parlare al tuo cuore.
Il cuore è il nostro terzo ma più importante orecchio, perchè è lì che Dio vuole arrivare, al tuo cuore per sussurrarti parole d’amore, per portarti a contemplare le delizie della stanza del re, per vivere un esperienza di assoluto, di infinito, di trascendenza, di eternità.
Nel deserto ci prepariamo alle nozze con lo Sposo che abbiamo più volte tradito, ci ritroviamo a ripercorrere la nostra storia di uomini visitata e redenta da Dio.
Ogni anno andiamo in vacanza, grazie a Dio e grazie a Lui la scelta cade sempre su terre non registrate sulle mappe turistiche.
Perchè il deserto lo puoi fare anche in città, a casa, in mezzo alla folla, non un deserto di divisione, ma un deserto di comunione con Dio e con i fratelli