Gerusalemme

Matteo 16,21-27In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.
Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?
Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

Ognuno di noi, nell’arco della vita, deve andare a Gerusalemme, volente o nolente.

La croce aspetta tutti, come la fatica, il dolore, il sacrificio, il fallimento, la morte, .

C’è chi lo fa con rabbia, con odio, con spirito di vendetta e chi, come Gesù sceglie di andarci, anche se potrebbe evitarlo.

Gerusalemme è il luogo dove si consuma la nostra vita.

Per il denaro, la carriera, il prestigio sociale, la bellezza, per gli idoli del nostro tempo siamo disposti a sacrificarci, a donare il corpo e dannarci l’anima, con risultati che stanno davanti agli occhi di tutti.

Infelicità, delusioni, divisioni, guerre dentro e fuori di noi.

Ma Gerusalemme può essere il luogo in cui spendiamo la vita per gli altri, il luogo in cui testimoniamo un amore più grande, che dà senso e valore al nostro andare.

Perchè non deciderci una volta per tutte ad essere discepoli(dal lat "disco" io imparo) di Gesù, e imparare da Lui come si ama?

Signore aiutaci a credere che non dobbiamo aspettare la fine dei tempi per risorgere, ma che risorgiamo ogni volta che facciamo risorgere il fratello  affamato, assetato, perseguitato, crocifisso.

Il diacono

Non avevo mai visto all’opera un diacono, tranne quando, in certe celebrazioni, legge il Vangelo o dà la Comunione. Attraverso gli amici del sito http://www.gesualcentrodellavita.net/, ho preso coscienza di quanta passione, determinazione, fatica, sacrificio, ma sorattutto fede accompagnino questi umili e operosi servitori della vigna del Signore.

In occasione della recente perdita di una mia carissima parente, che mi aveva fatto da mamma e che viveva lontano da me, ho avuto modo di sentire il balsamo benefico delle parole di un diacono, che è venuto a casa a benedire la salma, ha pregato con noi e per noi, spezzando la parola di Dio con chiarezza e competenza.

Oltre a consolarci, si è fatto carico delle esigenze della figlia, credente non praticante, che pretendeva che il funerale fosse officiato da un sacerdote, nonostante la sua indisponibilità per quel giorno.

Non gli sono stati di ostacolo, per accontentarla,  gli  impegni di famiglia, precedentemente presi, ed è riuscito, alle 16 del giorno più caldo di agosto, a Roma, a trovare un sacerdote che dicesse la messa, a coinvolgere la moglie, sottraendola ai nipotini che abitualmente le vengono affidati, a reperire un giovane adulto, che con la sua chitarra ha accompagnato i canti intonati dalla sua signora.

Voglio ringraziare il Signore di tutto l’amore che ha riversato in quei cuori, sì da poterne dare in abbondanza anche a noi.

Voglio benedirlo per tutti gli uomini di buona volontà che intraprendono questo cammino, perchè sono una grande risorsa per la Chiesa.

Le fiabe sonore

"Dalla sua bocca esce solo rumore!", mi disse la logopedista, dopo un’accurato esame della voce, osservando la linea spessa, grigia e sfrangiata che compariva  sul monitor della macchina, mentre emetteva paurose scariche ogni volta che pronunciavo una parola.

A quei tempi facevo l’insegnante  e la voce era strumento indispensabile per svolgere il mio lavoro.

Quando andai in pensione smisi di pensare che fosse importante, e senza ansia mi curai.

Sono passati diversi anni da allora. Tanta acqua è passata sotto i ponti; ma la vita non finisce di sorprendermi. 

"Sei una fiaba sonora", mi ha detto Giovanni, di ritorno dalle vacanze, quando siamo rimasti soli.

" Dai nonna raccontiamoci una storia, una tu e una io, vere però, come quelle di Gesù  risorto, che mi piacciono tanto".

Diventare santi

Già gli uomini nuovi sono sparsi in tutta la terra. Alcuni sono ancora difficilmente riconoscibili; ma altri possiamo riconoscerli. Di tanto in tanto li incontriamo. Le loro voci e le loro facce sono diverse dalle nostre: più forti, più calme, più liete, più raggianti. Questi uomini partono da dove i più di noi si arrestano. Sono riconoscibili, ma dobbiamo sapere cosa cercare. Non attirano l’attenzione su di sé. Tu immagini di far loro del bene, mentre sono loro a fartene. Ti amano più di quanto ti amino gli altri uomini, ma hanno meno bisogno di te. Sembrano, di solito, avere una quantità di tempo a disposizione, e tu ti domandi da dove gli venga. Quando abbiamo riconosciuto uno di essi, riconoscere il successsivo ci riesce molto più facile. E io sospetto molto fortemente (ma come faccio a saperlo?) che essi si riconoscano tra loro immediatamente e infallibilmente, al di là di ogni barriera di colore, sesso, classe, età, e anche dottrina. Diventare santi è un po’ come aderire a una società segreta. Per dirla in termini molto riduttivi dev’essere un gran divertimento.(C.S. Lewis)

Assunzione:la nostra festa

Botticelli

Madonna del Magnificat, 1481-5, Galleria degli Uffizi, Firenze

«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
(Lc 1, 46-55)

Il Tempio.

Giovanni 4,19-24

In quel tempo la donna samaritana disse a Gesù: "Signore vedo che tu sei un profeta: I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare" .
Gesù le dice : “Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è Spirito e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità”.

"Se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro"(Mt 18,19).

Questa è la risposta a chi cerca il luogo dove adorare il Signore.

Su un monte, in mezzo al mare, nella casa o sul luogo di lavoro, dovunque il nostro cuore è sintonizzato con quello di un fratello in cui è nascosto Gesù.

Che bello sapere che l’incontro con Lui è assicurato, quando diventiamo pane spezzato, eucaristia, dono per le persone che Dio ci mette a fianco!

Adorare in Spirito e Verità significa riconoscere la verità nascosta in ogni uomo, la sua identità di figlio di Dio e di fratello in Cristo, significa prendere coscienza della propria incapacità di riuscire da soli ad amare come Lui ci ha amato.

Signore aiutaci ad entrare nel mistero del tuo amore che nasce da una sete, la Tua: sete di bene, per ogni creatura a cui vuoi dare la vita.

Aiutaci a mostrarti il nostro umile e sbrecciato contenitore perchè tu lo possa riempire.

"Voi stessi date loro da mangiare!"

Matteo 14,13-21
In quel tempo, avendo udito , Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte.
Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui».
E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.



"Non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!».

Quante volte ti rispondiamo così, Signore, quando un nostro fratello ha fame, ha sete, ha bisogno del nostro aiuto!

Quello che abbiamo a malapena basta per noi, per la nostra famiglia, per i probabili bisogni futuri, per quando saremo vecchi e non ci sarà nessuno che si occupi di noi.

Quanta poca fiducia riponiamo in te, Signore, quanto ci sembra importante ammassare, nascondere, sentirci sazi fino a scoppiare.

Signore perdonaci del nostro egoismo, perdonaci quando le necessità dei fratelli non ci interpellano, chiusi nel nostro appartamento che, poichè ci sta stretto, ci impone l’obbligo di acquistarne anche uno al mare e, perchè no? anche uno in montagna.

Signore tu, nonostante sentissi il desiderio di startene per conto tuo, appartato, per il lutto recente di Giovanni Battista, a cui possiamo immaginare quanto fossi legato, sei uscito dall’isolamento, perchè hai avuto compassione della folla che ti aveva seguito sull’altra riva.

La compassione è un sentimento divino e il mondo ne ha bisogno, noi ne abbiamo bisogno, noi che ti abbiamo incontrato, ma che facciamo ancora fatica a capire. 

Mandala dai tuoi cieli santi, inondaci con il tuo Santo Spirito e rinnoveremo la faccia della terra.

Aiutaci Signore ad essere collaboratori di giustizia.

Fa’ che tutti entriamo nella consapevolezza che ciò che non ci serve non ci appartiene.