Mese: febbraio 2015
Chiedete e vi sarà dato
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto.
Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti».
La preghiera serve, ma non a comprare quello che desideriamo.
Si conquista con il coraggio e con la costanza, se si ha la dignità personale e la forza di pregare “in bianco”. Sempre.
Ci sono momenti in cui non ci si sente ascoltati da Dio, anche quando gli si chiede di morire, perchè non ce la fai più a sopportare il peso della croce.
Anche Gesù si è sentito abbandonato dal Padre, Lui che Lo conosceva più di ogni altra persona al mondo.
Un piccolo trucco, il Signore mi perdoni, però ce l’ho, per sperare di ottenere quello che desidero.
L’ho letto da qualche parte. “Chiedi a Dio quello che Lui vuole e lui ti darà quello che tu vuoi”.
Non è automatico s’intende; ma Dio è Padre e si sa i padri, anche i più burberi, hanno il cuore tenero e sanno cosa fa piacere ai loro figli.
Per cui coraggio, affidiamoci a Lui e crediamo che se gli chiedi un pane non ci darà una pietra, anche se quel pane non ci è indispensabile.
Padre nostro
Padre , fa’ che possa rivolgermi a te con questo nome, fa’ che ti senta in ogni momento Padre, fa che questa parola non sia un suono vuoto e privo di significato che non corrisponde ad un sentimento profondo, fa’ che, quando la pronunciamo, evochi in noi la tenerezza, l’amore, la premura costante di chi vuole bene ai suoi figli e soffre, se li vede soffrire. PADRE
Quaresime
Il Vangelo ci parla dei quaranta giorni in cui Gesù fu tentato nel deserto.Anche Lui si prese un tempo di riflessione, di preghiera per affrontare il tempo pieno, i kairos della sua uscita allo scoperto, per mostrare la sua vera identità di figlio di Dio.
La Chiesa ci invita, in questo tempo forte dell’anno liturgico, ad imitare Gesù, a ritirarci nel deserto, a fare digiuno, per capire di cosa abbiamo veramente bisogno, quali appetiti dobbiamo soddisfare, quali eludere, a cosa dobbiamo aspirare, cosa dobbiamo possedere.
“A chi ha sarà dato, a chi non ha sarà tolto anche quello che non ha”, dice il Signore. Il potere di Cristo è in quelle sue braccia inchiodate alla croce, un abbraccio inchiodato per un amore che oltrepassa i confini dello spazio e del tempo.
L’uomo di cosa ha bisogno?
Domenica scorsa, guardando fuori dalla casa incompiuta, che abbiamo in campagna, mi sono fermata ad osservare il muro in cemento armato lasciato a metà, all’interno del quale si è andata a depositare ogni genere di sporcizia, la crepa del terrazzo più estesa dell’ultima volta, il gazebo divelto dalla furia del vento, lo scivolo e l’altalena dei bimbi, scaraventate lontano, l’erba alta che aveva invaso la strada.
Quante cose da riparare, mi sono detta, quante ancora da fare!
“L’unica cosa buona sono le fondamenta”, dice Gianni che è del mestiere e, anche se il prezzo pagato per farle è stato elevato, pur tuttavia ne garantiscono la tenuta. Ma quelle non si vedono e passiamo il tempo a guardare che le cose non vanno, tanto da decidere di tanto in tanto che non vale la pena proseguire.
Quarant’anni di deserto, quarant’anni che si aggiungono ad altri quaranta e poi altri fino alla morte.
E mentre Gianni nel frutteto cercava di tagliare i rami in eccesso, per la prima volta improvvisandosi contadino, io ripensavo al passo del Deteuronomio che monsignor Brambilla ci aveva commentato nel convegno a cui avevamo partecipato insieme due anni fa, sul pane del cammino di una vita riconciliata
<< Baderete di mettere in pratica tutti i comandi che oggi vi dò, perché viviate, diveniate numerosi ed entriate in possesso del paese che il Signore ha giurato di dare ai vostri padri.
Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore. Il tuo vestito non ti si è logorato addosso e il tuo piede non si è gonfiato durante questi quarant’anni. >>
e così ho pregato
“Quanti deserti, Signore, quante quaresime non scelte, non desiderate, rifiutate. Quante solitudini non accettate, Signore, quanti fallimenti non digeriti, quante morti!
“Non di solo pane vive l’uomo , ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”
E’ vero Signore, che la tua parola è l’unico alimento della nostra vita. Sei tu Signore che ci permetti di attraversare il deserto senza che si logori la veste e si gonfino i piedi.
Oggi sono tornata in quella che ritenevo la casa perfetta, lontana dai rumori della città, in un luogo elevato, in collina, dove non possono toccarci le beghe e i problemi di ogni giorno, una casa per isolarci dal mondo e dalle persone.
Ci sono tornata per riconciliarmi con la mia e nostra storia, per meditare sui nostri fallimenti, per mettere davanti a te il nostro limite e offrirtelo Signore, perché lo benedica e lo trasformi in grazia.
Davide, il tuo consacrato peccò molto, Signore, si macchiò di un crimine, il tradimento, che porta alla morte, ma si pentì e tu lo perdonasti e non ritirasti da lui la tua mano.
Davide colpì con un sasso scagliato da una fionda il gigante terribile, Golia. Un sassolino colpì la statua del sogno di Nabucodonosor. Penso al masso di Sisifo che per tanto tempo pensai di trasportare e che puntualmente mi ripiombava addosso, appena raggiunto il culmine della montagna.
Qualcuno mi disse che il senso di quella fatica era il portare il masso e vederselo rotolare giù nella china.
Ho pensato spesso che io ero un titano condannato ad espiare tutte le colpe del mondo, l’ho pensato, Signore prima di incontrarti.
Solo ora capisco che sulle tue spalle ti sei caricato il peso dei nostri peccati, tu, l’Innocente; solo ora comprendo che una casa è salda se ha te come testata d’angolo, pietra scartata dai costruttori. Guardo la nostra casa Signore e mi chiedo se questa pietra l’abbiamo veramente trovata e messa nel posto giusto. Se abbiamo dato a te e non a noi il primato.
“Adorerai il Signore Dio tuo” rispondi al Diavolo che ti voleva offrire il potere su tutti gli uomini.
Signore noi vogliamo mettere te al primo posto, lo sai, ma non ne siamo capaci. Spesso ti confondiamo con altro. Facci riscoprire la meraviglia dell’inizio, facci dire di noi: “E’ cosa buona, molto buona”
Tu lo hai detto di ogni uomo, Signore, non necessariamente sposato, ma hai detto cosa molto buona la relazione d’amore.
Signore fa che continuiamo a crederci. Gianni sta potando gli alberi del frutteto, non so se l’abbia mai fatto. Ma in quel suo gesto voglio cogliere un segno di speranza, per un futuro che dipende da noi in misura minima.
“Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori”
Signore ricostruisci la nostra casa, ancora, non ti stancare mai di rimediare ai nostri errori.
Noi ti ringraziamo, lodiamo e benediciamo per tutto quello che ci fai vedere, capire toccare. Grazie Signore dell’erba e dei fiori dei prati, degli alberi, della terra e delle pietre, dele nuvole e dell’azzurro, degli uccelli e degli insetti, degli errori che commettiamo perchè anche di quelli abbiamo bisogno, per vivere e crescere nella comunione con te e con tutto il creato.
La bietolina spuntata spontanea alla base degli alberi, nascosta tra le erbe e i fiori odorosi dei campi è lì a ricordarci che non ti sei dimenticato di noi.
Racconti di solidarietà: “lo toccò”
VANGELO (Mc 1,40-45)
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.
Solo quando mi decisi a guardarla negli occhi, mi specchiai in due polle di acqua sorgiva..
Lì restaura mobili per la gente perbene che, pur amandoli, non ama la gommalacca che penetra nelle unghie quando devi restaurarli, né la gente che se ne porta appresso l’odore.
Li inviò a due a due
VANGELO (Lc 10,1-9)
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
Del Vangelo di oggi mi ha colpito il fatto che Gesù si fa precedere dai suoi discepoli, persone che lo avevano conosciuto attraverso la parola e le azioni che lui compiva.
Perchè questo?
Gesù ha bisogno sempre di un profeta che gli prepari la strada.
Non appare all’improvviso, non fai un’esperienza di lui se non c’è stato qualcuno che ti ha portato la sua pace.
Non sono le belle parole, nè il numero delle valigie al seguito, 90 per il principino di Galles leggevo, niente di niente ti devi portare dietro, perchè quello che ti serve o ce l’hai dentro o non c’è valigia o sacca o treno o nave o che lo possa contenere.
Quindi Dio manda noi, che non sappiamo di teologia, che abbiamo una vita più o meno dura, sfigata, come ora si suol dire o tranquilla perchè il lavoro grazie a Dio non l’abbiamo ancora perso, i figli si comportano bene, sono rispettosi e studiano e si sono fatti una famiglia regolare, regolarmente sposati in chiesa, e poi un piccolo gruzzolo in banca per le necessità.
Insomma manda tutti quelli che oggi si mettono in ascolto della sua parola, giovani e vecchi, letterati e illetterati, tutti, ma proprio tutti perchè la messe è abbondante e gli operai sono pochi.
Spesso noi pensiamo che della messe e quindi del grano abbia bisogno Dio o gli affamati e non ci sfiora l’idea che anche noi dobbiamo mangiare e quel cibo ce lo dobbiamo procurare rispondendo all’invito di Gesù.
Un’altra cosa che mi ha colpito è quel non salutare nessuno mentre siamo impegnati nella missione affidataci.
La nostra generazione è maestra in questo e non avrà difficoltà a capire che quando stai chattando con l’amico del cuore non alzi gli occhi per salutare neanche fosse il figlio del re a passarti vicino.
Ebbene Gesù che è l’Amico per eccellenza non accetta deroghe e per Lui bisogna tirare dritto e andare diretti allo scopo.
Cosa portarsi dietro?
Niente.
Perchè l’unica cosa che Gesù ci chiede di portare è la pace e quella ci pensa Lui a darcela.
E poi andare insieme.
In due sappiamo che da un lato ci si aiuta, dall’altro ci si difende meglio, ma quello che è più importante è che ci si allena a fare la pace.
Perchè per portare la pace devi sperimentare ogni momento come sia difficile andare d’accordo con uno diverso da te, specie se è tua moglie o tuo marito.
E’ allora che diventi convincente e annunzi il regno di Dio.
“Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti”
VANGELO (Mc 7,31-37)
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
“Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti” dice Isaia.
Dal passo della Genesi che la liturgia oggi si presenta, non sembra che Dio abbia fatto bene ogni cosa, visto che nel paradiso c’è il serpente che non va ascoltato, un frutto che non si può toccare e che dà la morte a chi lo mangia, nonostante sia bello da vedere, buono da mangiare, desiderabile per acquistare saggezza, una donna che seduce l’uomo ed è causa della sua rovina.
” Dio ho fatto bene ogni cosa fa udire i sordi e fa parlare i muti”, lo ripetono quelli che assistono al miracolo della guarigione del sordomuto.
Già Dio, nella Genesi, si era pronunciato sulla bontà della creazione.” “ E’cosa buona”( riferito al mondo minerale, vegetale e animale senza intelligenza) , “E’ cosa molto buona”(riferito all’uomo, capace di scegliere), aveva detto.
Da quale sordità il Signore Dio nostro ci vuole guarire? Da quale mutismo?
Effatà! Apriti!
Sono le parole che il Sacerdote pronuncia al termine del rito battesimale, tracciando un piccolo segno di croce sulla bocca e sulle orecchie del battezzato.
Il peccato ha chiuso i canali di comunicazione con Dio e con l’altro e il Battesimo restituisce ai sensi la funzione per cui Dio ce li ha dati.
Gesù per farsi capire da un sordomuto, ha bisogno di gesti, di segni (che in altri contesti non usa, proprio perché quello che gli sta di fronte è sordo e muto dalla nascita e non sarebbe stato in grado di capire). Ma Gesù ha bisogno che il malato che gli sta di fronte non si fermi ai segni, ma guardi oltre, per vedere in essi la salvezza di Dio.
Dopo aver mangiato del frutto dell’albero, gli occhi di Adamo ed Eva si aprirono, ma per vergognarsi della loro nudità( ma non era cosa molto buona?) e sottrarsi allo sguardo di Dio.
L”isolamento e la solitudine sono la condanna di chi ha voluto prescindere da quello sguardo. Il Dio lontano, il giudice si fa voce vicina all’uomo per condannare sì, ma anche per promettere la liberazione.
“Una donna ti schiaccerà il capo” dice al serpente.
La voce , la Parola, diventa corpo in Gesù Cristo.
L’uomo ha bisogno di ascoltare per vedere.
“Ascolta Israele, se tu mi ascoltassi!”È il grido accorato di Dio che percorre tutta la Storia.
Ma l’uomo ha bisogno anche di vedere ecco perché Dio si fa uomo e si rende visibile, tanto vicino da diventare uno di noi.
”Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono dice Giobbe”
Vedi che Dio ha fatto bene ogni cosa solo se apri l’orecchio alla sua parola, se apri il cuore all’incursione dello Spirito.
Il sordomuto aprirà gli occhi della fede, quando Dio lo avrà guarito dalla sordità del peccato.
Madonna di Lourdes
Quell’11 febbraio 1998, mentre, sovrappensiero, tornavo dall’ennesima terapia (questa volta alla spalla destra), un altro sovrappensiero mi piomba addosso, facendo volare in frantumi gli occhiali multifocali che avevo da poco comprato. Il colpo non fu tanto violento, ma la paura sì, tanta, tanta da farmi irrigidire come una lastra di marmo, così da sentirmi sulla testa, sul collo e su tutta la colonna un dolore lancinante di corde spezzate.
Con gli occhiali quell’11 febbraio andarono in frantumi i miei sogni, le mie speranze, la mia forza di reagire, andarono in frantumi le certezze, quelle mie, quelle del medico che mi aveva in cura, fu rimesso in discussione tutto il programma di rieducazione posturale, il mio rendimento sul lavoro, le mie relazioni, la mia identità, tutto.
Oggi, festa della Madonna di Loudes, voglio ringraziare il Signore per tutti quelli che direttamente o indirettamente mi hanno parlato di Lui, mi hanno portato a Lui, per tutti quelli dei quali si è servito per accompagnarmi, curarmi amarmi…
A cominciare da mia madre…, per le sue novene e i suoi rosari, per tutte quelle preghiere che mi infastidivano e mi indispettivano, perché sembravano sortire l’effetto contrario.
Voglio ringraziare mio padre per quella boccetta di acqua di Lourdes che mi gettò addosso con fede, con rabbia, con disperazione, quando un giorno mi vide dibattermi nel letto in sofferenze a cui nessuno riusciva a trovare rimedi.
Voglio ringraziare la nostra Mamma Celeste perché mi ha aperto gli occhi ad una nuova dimensione, quella della fede, che non ha bisogno di lenti per stupire di fronte a tutto ciò che esce dalle mani di Dio.
Il volto
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.