Il seminatore uscì a seminare.
Preghiera a Cristo, divino seminatore
Il seminatore uscì a seminare.
Non ricordo che forma avesse il salvadanaio che trovai il giorno della Befana di 60 anni fa.
Ricordo la delusione cocente perchè era vuoto e io non sapevo neanche che forma avessero i soldi.
L'ho portato con me il giorno delle nozze e l'ho condiviso con Gianni.
In questo Natale davanti a Gesù vogliamo deporre quel salvadanaio che un tempo mi parve una beffa, un dispetto di chi me lo aveva regalato.
Dentro c'è la zolla di terra che Dio ci ha chiamato a dissodare insieme per accogliere il Suo Seme gettato dal cielo.
Antonietta e Gianni
Matteo 13,1-9
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».
Leggendo questa parabola, mi sono chiesta che tipo di terreno fossi.
Ho pensato a quando la mia identità la facevo dipendere da quello che gli altri pensavano, dicevano, facevano.
Sono stata strada di tutti, senza appartenere a nessuno, su cui le impronte dei carri, dei cavalli e dei cavalieri si sono sovrapposte senza cancellarsi a vicenda.
Porto i segni di quei passaggi da cui sono stata calpestata, dilaniata, sfigurata.
Poi è arrivato il Signore quando ero solo terra fragile e smossa, non adatta neanche per fare il sentiero.
Vi ha gettato il seme e io l’ho accolto, nel grembo l’ho custodito e ho cominciato a prendere forma..da Lui.
Non sapevo chi fossi, dove andassi e Lui me l’ha svelato, pian piano che la sua Parola cresceva dentro gli anfratti aperti dall’aratro del dolore e del fallimento.
Poi il sole, il vento, la pioggia hanno ricompattato le zolle e il seme ha dato il suo primo turgido germoglio.
Da allora sono in vigile attesa perchè niente si perda di ciò che gratuitamente iI Signore continua ad elargirmi.
Sto imparando da Lui la difficile ma non impossibile arte del contadino.
Quando Franco e Monia, il 23 giugno del 2001, coronavano il loro sogno d’amore, pensavamo che la nostra casa sarebbe rimasta deserta e vuota senza il nostro unico figlio.
Oggi vogliamo ringraziare il Signore perchè quelle nozze le ha benedette e rese feconde.
Salmo 126
Se il Signore non costruisce la casa,
invano vi faticano i costruttori.
Se il Signore non custodisce la città,
invano veglia la sentinella.
Invano vi alzate di buon mattino,
tardi andate a riposare
voi che mangiate un pane di fatica:
il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno.
Ecco, dono del Signore sono i figli,
è sua grazia il frutto del grembo.
Come frecce in mano a un eroe
sono i figli della giovinezza.
AUGURI DA MAMMA ANTONIETTA E PAPA’ GIANNI
Domenica, 2 dicembre è cominciato il nuovo anno liturgico, con il quale la Chiesa ci spinge a riflettere sulle ragioni della nostra speranza, sul senso dell’attendere, come tensione verso quel Quid che dà forza al nostro andare, perseveranza nella prova,conforto e luce nei momenti difficili.
Ci si propone un nuovo inizio.
Nessuno è contento di ricominciare tutto da capo, quando il ricominciare comporta abbattere ciò che faticosamente ci siamo costruiti, abbiamo ammassato, elevato a conferma della nostra traballante autosufficienza, .
Ricominciare è sempre doloroso, faticoso e parte da uno sconforto, da un fallimento, dalla noia di una routine sempre uguale e priva di slancio, dalla cosapevolezza che poi non tutto riusciamo a compattare, disciplinare, programmare, prevedere, dall’impotenza di fronte ad eventi che scalzano le nostre certezze, che mettono in dubbio ciò che ritenevamo indispensabile, che ci toglie il terreno da sotto ai piedi.
Al punto di partenza nessuno vuole tornarci, perchè significa rimettersi in gioco, magari quando le forze e l’entusiasmo sono ormai scemati, per la fatica, per gli anni, che inesorabilmente passano e ci immobilizzano.
"Il tempo è nelle nostre mani, nella misura in cui l’infinito è nei nostri cuori”, mi disse tanti anni fa una mamma sringendo tra le braccia il corpicino diafano e sofferente del suo bimbo.
L’infinito nel cuore per catturare il tempo e non divenirne schiavi.
Il tempo dell’Avvento ci dà l’opportunità di cercare ancora questo infinito che ci sfugge, che non conosciamo, o che non conosciamo abbastanza.
La Chiesa ci invita a fare piazza pulita e ad attendere ciò che può cambiarci la vita in modo totale ed esclusivo, straordinario, una volta per sempre.
Il pensiero va al contadino che getta il seme sulla terra dissodata e spoglia, e aspetta pazientamente che germogli.
Il seme è la Parola di Dio che ogni anno , ogni giorno dell’anno viene gettato e che non risale senza portare frutto.
Noi non ce ne accorgiamo, presi come siamo ad ascoltare altre parole, quelle che ci arrivano attraverso i nuovi canali della comunicazione.
Il mondo virtuale ha soppiantato quello reale e ci si è dimenticati che il mondo visibile è parabola, segno dell’invisibile presenza di Dio nella storia.
Dio, il contadino del cielo, getta il seme.
Non tutto attecchisce, anche se è Lui a seminare, a parlare.
Noi siamo quel terreno che aspetta il nuovo inizio.
Perchè la pianta germogli e porti frutto, è necessario che siamo terra mossa, le zolle siano rovesciate,spaccate dall’aratro nelle parti più compate e indurite.
Dio in questo tempo di grazia, sparge il suo seme a piene mani, anche se non si stanca mai di gettarlo, per tutto l’anno, per dissodarci, per prepararci all’accoglienza di un Gesù sempre più autentico e vero.
foto:©https://scintillanti.wordpress.com/wp-content/uploads/2007/12/772.gif
Lettera inviata ad una coppia, senza figli, incontrata in un corso di spiritualità coniugale, a Loreto.