Mese: Maggio 2015
Domande
VITA
Gesù, fissatolo, lo amò
Ciascuno li udiva parlare nella propria lingua
Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.
Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e proséliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».
Il caos, la confusione, la disgregazione del mondo in cui viviamo, non c’è bisogno che qualcuno ce li spieghi, la vediamo ogni giorno la Babele moderna, il bla bla degli esperti, la torre che ci siamo costruita per celebrare la vittoria del non senso, del vuoto, dell’immagine che passa sul teleschermo senza sporcarci, toccarci, cambiarci.
La parola che cambia la vita ce la siamo dimenticati, è merce preziosa, è tesoro nascosto che solo gli affamati di Dio, i poveri di spirito possono trovare e gustare.
Il totem attorno a cui si celebra il funerale della comunicazione è il televisore, in funzione del quale si dispongono i mobili della casa.
Provare a mettere al posto del teleschermo al centro della scena un frigorifero o un aspirapolvere nessuno l’ha fatto, anche se sarebbe interessante vedere cosa succede.
Chi ha inventato la parola è Dio, che con la parola ha dato ordine al caos primordiale, con la Parola ha dato inizio alla nuova creazione.
Ma la Bibbia è la storia di un popolo duro d’orecchi come noi che non vogliamo sentire.
Di quali parole l’uomo ha bisogno per ricomporre l’unità perduta, per ritrovare attraverso la frantumazione a cui questa società lo ha costretto, la sua identità più vera e profonda, quella di essere figlio di Dio e fratello in Gesù?
Gesù, la Parola che salva, è venuto ad insegnarci un altro alfabeto, non quello di una legge fatta di prescrizioni e di precetti, ma quella dell’amore che non ha bisogno di parole quando una madre dà da mangiare al suo bimbo, quando si alza la notte per vegliare sul suo sonno, quando previene il suo pianto con un bacio o una carezza.
Parola e amore hanno la stessa accezione, perché si identificano in una persona, Cristo Gesù, che ha messo in comunicazione il cielo e la terra , facendo un trasloco, mettendosi nei nostri panni, scomodandosi.
Cambiare posizione, quando vogliamo comunicare, mettendoci dall’altra parte, non per rimanerci, ma per vedere, per sentire le stesse cose del nostro interlocutore, è l’unica strada per vivificare i nostri discorsi e cominciare a capirci.
“perché tutti siano una sola cosa.”
VANGELO
Giovanni 17,20-26 –
In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, così pregò: “Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me.
Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato, siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato.
E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro”.
“perché tutti siano una sola cosa.”
“Come ti chiami?” Chiese Gesù all’indemoniato di Gerasa. Gli rispose”Il mio nome è Legione perché siamo molti».
Il diavolo ( dal greco dià-ballo io divido) è alla base della frammentazione dell’uomo, dell’incapacità di relazionarsi con gli altri uomini e con Dio. Gesù guarisce con l’amore la malattia dell’uomo, che è malattia d’amore, per tutto ciò che è uscito dalle mani del Padre.
“ Chi è l’uomo perchè te ne curi, ch è l’uomo perchè te ne ricordi? Eppure lo hai fato poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato. Tutto hai messo ai suoi piedi” sta scritto.
Riscoprire attraverso Gesù la paternità di Dio, il suo amore, è mettere il fondamento per poter amare il prossimo come Lui ci ha amati e diventare una cosa sola in Dio.
Se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito.
VANGELO (Gv 16,5-11)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore.
Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi.
E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».
Capita a tutti di accorgersi che chi ci ha lasciato ha detto o fatto cose belle, buone di cui non ci siamo accorti quando era in vita.
Gesù doveva morire perchè capissimo fino a che punto Dio ci ama.
A me è successo e continua a succedere che tante parole dette da mio padre mi tornino in mente ora, che lui è morto ,in momenti difficili, cruciali, ma anche sbocchi gioiosi della mia vita che volge al tramonto, parole che me lo rendono vivo e presente, perchè ne testimoniano l’amore, la cura, il sacrificio per noi figli, per me in particolare che mi sentivo un po’ messa da parte, per via del fatto che ero la più grande in famiglia.
Ne provo nostalgia, ogni volta che mi succede, ma poi me lo sento venire accanto, mentre insieme diciamo un’Ave Maria, come gli ultimi tempi, prima che andasse a raggiungerla in cielo.
Mamme
COME
Gv 15,9
“COME il Padre ha amato me, anche io ho amato voi….Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri COME io ho amato voi.”
Oggi Gesù ci dice la ricetta della gioia, la ricetta della felicità. Amare COME Dio ama.
Allora non c’è speranza, mi sono detta.
Niente sembra così difficile: amare alla maniera di Dio.
E’ il COME che ci fa spavento.
Anche nel Padre nostro, insegnatoci da Gesù, c’è un altro COME che non vorremmo mai pronunciare:” Rimetti a noi i nostri debiti, COME noi li rimettiamo ai nostri debitori”.
Non è possibile che Dio ci chieda cose impossibili.
Lui sa di che pasta siamo fatti, come può pretendere una cosa del genere?
“Dacci oggi il nostro pane quotidiano “ è la richiesta che precede la remissione dei debiti.
Forse il pane da chiedere è quello del perdono, quel pane che ci permette di amare i nostri nemici, quelli che non sono come li vorremmo, che ci ostacolano, ci rifiutano, ci uccidono .
“ Non di solo pane vive l’uomo, sta scritto, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”
Gesù è la parola che salva, è il dono straordinario del Padre che attraverso il Figlio ci vuole comunicare l’Amore fatto persona, lo Spirito Santo effuso su tutta la chiesa.
Innestati a Gesù niente sarà impossibile ai suoi amici.
Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam.
Scintillanti
Babele moderna
Consapavole che nessuno mi avrebbe ringraziato, perchè nessuno aveva chiesto, mi sono guardata intorno e ho visto come vanno le cose.
Mi sono bastati cinque minuti per sapere cosa avevano fatto al mattino.
Ieri sera sotto le poltrone della sala ho trovato un sacchetto con i vestiti puliti e in ordine che i bambini avrebbero dovuto indossare.
Questo è il disegno di Emanuele