Cristo e i filosofi

 


Sempre più intenti a dichiarare il loro laicismo, quasi che ci si contamini a parlare di fede o a professarla, negli ultimi due secoli, i filosofi si sono sentiti chiamati a rispondere alla domanda: “Ma voi chi dite che io sia? “di Gesù il Nazareno, l’Uomo che ha trasformato e scomodato la storia in quel suo venire disarmato e impotente a predicare un vangelo di vita attraverso una storia di morte.

Un’equipe di studiosi, sotto la guida del prof. Silvano Zucal, docente di filosofia teoretica all’università di Trento, si è presa la briga di cercare, attraverso il pensiero, anche inedito, dei filosofi dell’800 e del 900, come e quanto la figura del Cristo abbia interpellato ognuno di loro.

Il risultato è stato a dir poco sorprendente.
Affascinati, insoddisfatti, ma mai indifferenti, ognuno ha dato la sua risposta in scritti puntigliosamente ricercati dai curatori dell’opera: ”Cristo nella filosofia contemporanea "(ed. S.Paolo).
Così pagine di straordinaria ricchezza e interesse sono state portate alla luce, facendola su quella che è un’ insopprimibile sete di sacro e di divino, delusa, frustrata, accolta a seconda dei casi.
Il mistero di Cristo inquieta e non cessa di sorprendere anche i più duri e accaniti difensori di non verità o di verità alternative.
Così c’è un Cristo nascosto in Marx o in Sartre, una scintilla che, pur nel tentativo di oscurarla o negarla, pur brilla percettibile negli scritti dimenticati e sottratti alla memoria, perché sfuggono ad ogni pretesa di catalogazione preconcetta e predefinita.
Solitudine, dubbio, contestazione accompagnano i filosofi in questa ricerca che continua da quando l’uomo ha cominciato a pensare.
Accettare il rischio e con umiltà alzare le braccia di fronte al limite è il salto che trasforma l’Evento in esperienza di verità e di vita.
Il “logos”, dovrebbe incarnarsi, come disse Platone alla fine della sua infaticabile ricerca, per guardarla quella luce che illumina e rende piane le strade impervie e sofferte dell’uomo che pensa.
La trasformazione dell’evento in esperienza permette quindi di entrare nel mistero e capirlo e progredire nella ricerca che da filosofica diventa teologica.
Partire da Cristo per capire l’uomo è il passo temerario e vincente che approda a Dio.
La filosofia dialogica apre la strada ad un metodo che sicuramente paga e appaga, perché dà la possibilità di entrare nel mistero trinitario attraverso l’uscita dell’io da se stesso per perdersi in un Tu che ha infinite cose da dirci.
Ma queste sono le considerazioni a cui arriva il credente che, dopo aver fatto l’esperienza di fede, sente prorompente la spinta a conoscere e ad approfondire la verità per annunciarla a quanti non la conoscono.