SCOPPIO’ UNA GUERRA IN CIELO

SFOGLIANDO IL DIARIO…
Meditazioni sulla liturgia della
festa dei Santissimi Arcangeli Michele, Raffaele e Gabriele

“Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago”(Ap12,7)

Oggi Signore la tua parola mi sembra difficile da capire, incomprensibile alla mia capacità intellettiva.
È come se nel ministero degli Angeli su cui la Chiesa oggi ci chiama a riflettere, ci fossero delle lacune, contraddizioni. E’ come se la luce passasse attraverso una tapparella socchiusa,da cui filtra la luce a tratti senza peraltro riuscire ad illuminare tutta la stanza.
Spesso mi sono chiesta se gli angeli sono veramente i nostri custodi, visto che tu sei onnipotente e potresti fare tutto da solo.
Quando prego penso a te, mi rivolgo a te e già mi sembra di farti un torto, se mi rivolgo a tua madre.
Riesco a superare l’imbarazzo riguardo all’aiuto che chiedo a Maria, pensando che a tutti gli effetti è la tua sposa, e madre tua e di tutta la Chiesa, una madre che ci hai donato dalla Croce.
Pur conoscendo la sua natura e la sua funzione ci ho messo tempo per fidarmi di lei e a lei affidare le mie preghiere.
Maria è l’esempio a cui dobbiamo uniformarci, è la scala che ci porta in cielo, con la sua umiltà, il suo silenzio, la sua fede incrollabile, la sua connessione con il tuo Spirito.
Il pensiero che è una persona come noi che tu hai sollevato alla tua altezza, dandole tutto te stesso, facendone la primizia di tutto quello che ci hai promesso, ci incoraggia e ci apre il cuore alla speranza che anche noi possiamo diventare strumento di salvezza per i nostri fratelli, assolvendo alla funzione per la quale ci hai creato.
Tu sei Dio, vero Dio e vero uomo, e imitare te è un’impresa non facile.
La Madonna ci introduce nel mistero trinitario attraverso il suo sì alla tua volontà.
Gli angeli sono puro spirito, con noi non hanno nulla in comune né noi possiamo pensare di diventare Angeli.
Troviamo scritto però che diventeremo come te, quindi superiori agli angeli.
Noi siamo carne e spirito, gli angeli sono spirito puro. Ma se la natura degli angeli è diversa dalla nostra, la loro funzione di collaborazione al tuo progetto salvifico è chiara. Se il nostro nemico è Satana, puro spirito, noi non potremmo da soli debellarlo, perché l’intelligenza degli spiriti puri è molto, molto superiore a quella degli uomini venuti dalla terra.
Tu ci hai donato il tuo spirito Signore, ma questo agisce solo se noi lo accogliamo, se trova in noi l’ambiente giusto per operare.
Adesso penso che tu hai creato gli angeli per darci quella mano che ci serve per combattere gli spiriti del male, non ancora essendo perfetti.
Gli angeli quindi sono l’aiuto di cui abbiamo bisogno nella lotta contro il male, nella comunione con i santi del paradiso.
A tutto tu hai pensato Signore per questo ti lodo ti benedico e ti ringrazio. Oggi sono arrivata a capire la funzione degli angeli e tu hai alzato la tapparella del mio cuore perché vi passasse più luce.
Ma da tempo avevo preso forza e coraggio chiamando in aiuto l”Arcangelo Michele quando mi sento attaccata dal nemico.
Quando recito l’angelo di Dio penso da un po’ di tempo a quella perenne difesa di cui ho bisogno nella lotta contro il male, quel baluardo, quei muri che devo innalzare per non farti uscire dal mio territorio, per crearti un recinto in cui io e non tu possa essere certa di stare al sicuro con te. L’angelo di Dio prima mi sembrava una preghiera insensata, non rispondente ai desideri del cuore, una preghiera finta.
Oggi con insistenza prego i tuoi Angeli perché mi salvaguardi dal nemico. Infatti la forza che mi viene dall’ Eucarestia, dalla preghiera, dai sacramenti in genere, dalla lettura della tua parola, dall’ ascolto e dalla meditazione, non può perfettamente esprimersi perché il terreno mio non è ancora tutto bene dissodato e ci sono ancora molte zone del mio cuore indurite, dove lo spirito fa fatica a passare.
Ecco allora che gli angeli sono necessari per combattere con le armi della luce altre creature della stessa natura, che tu hai precipitato sulla terra e, se tu hai pietà e misericordia di noi, anche quando non siamo come dovremmo essere, duri e refrattari a cambiare posizione e a convertirci, il Diavolo non è per niente clemente è infierirebbe su di noi, se non ci fossero questi straordinari amici, messaggeri, combattenti che ci difendono.
Grazie Signore per questa parola di speranza e di vita. Veramente tu sei il figlio di Dio.
Veramente tu sei Dio!
“Rabbì tu sei il figlio di Dio! “disse Natanaele.

Ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo

“Ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo” (Qo 3,1)

Le riflessioni del Qoelet in questi ultimi giorni mi hanno sempre più toccato e coinvolto, perché, quando più vai avanti negli anni, tanto più ti rendi conto di quante cose ti vengono meno.
Quanti ricordi, quanti rimpianti!
Quante occasioni che ti sei lasciato sfuggire, quante opportunità che non hai saputo cogliere, apprezzare e per le quali non hai ringraziato nessuno!
E ti sembra molto molto più ricca di attrattive la vita passata, rispetto a quella che oggi vivi nel depauperamento progressivo di ciò che ti sembrava scontato e indispensabile.
Inevitabile il rimpianto per ciò che non è più, il desiderio di ritornare indietro nel tempo, ma anche un po’ la rabbia per non aver saputo apprezzare a tempo debito ciò che gratuitamente ti era stato donato.
Ancora adesso mi fa male il ricordo di un rifiuto, da parte mia, di un pezzo di torta che mio padre mi offriva perchè ritenuto troppo piccolo.
La torta finì nella bocca di mio padre che non scherzava quando era in ballo l’educazione dei figli.
Quel dolce non tornò più, mentre l’amore di mio padre non venne mai meno, che mostrò specie quando mi ammalai e con mamma si fece carico di me e della mia famiglia.
Dicono che l’idea che ci facciamo di Dio è influenzata dall’immagine che abbiamo del padre.
Ma nessun padre nella carne può competere con Dio, il papà di tutti i papà, come lo chiamava Giovanni quando era piccolo.
“ C’è un tempo per piangere un tempo per ridere… un tempo per nascere un tempo per morire… un tempo degli abbracci e un tempo per astenersi dagli abbracci…”
“Ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo”trovo scritto sul calendario liturgico nella giornata di oggi.
Tutto quello che dice il Qoelet è estremamente vero ma angoscioso se non lo leggiamo alla luce di Cristo.
“Il tempo è nelle nostre mani nella misura in cui l’infinito è nei nostri cuori” parole che ho sentito pronunciare dalla bocca di una mamma mentre teneva in braccio il figlio molto malato.
Mi colpì la serenità del suo volto, la tenerezza dello sguardo posato sul piccolo che mi fecero intendere che quelle parole lei le sperimentava ogni giorno, ogni momento nel rapporto con la sua storia.
Il dolore innocente è ciò che tocca le persone e spesso le allontana da Dio, che non dovrebbe permettere che i buoni, i giusti, i piccoli, soffrano senza averne colpa.
Ma Dio è Padre e Madre e, come tale vuole, solo il bene dei suoi figli.
Questa sera nell’omelia che il sacerdote ha fatto in occasione dell’anniversario di nozze di una coppia, guardando i figli presenti alla cerimonia, ha detto che per capire quanto i genitori ci hanno voluto bene bisogna che muoiano.
E non è forse quello che nella fede crediamo?
“ «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
La morte ci fa paura, non possiamo negarlo e facciamo di tutto per esorcizzarla, evitarla almeno come ipotesi lontana.
Noi per poter veramente fare il salto e vivere nella dimensione dello Spirito, dobbiamo attraversare fino in fondo la nostra umanità che purtroppo cerchiamo di evitare proprio perché ci ricorda la nostra impotenza di fronte all’ineluttabilità della morte.
Guardiamo a Cristo che sperimentò fino in fondo i limiti della carne, condividendo con noi tutto, ma proprio tutto, persino la morte che trasformò in via di salvezza.
Infatti chi è venuto a togliere all’uomo la paura di perdere qualcosa, la paura di finire nel nulla, lo smarrimento del non senso è Cristo il quale, attraverso la sua umanità, ci ha portati in un’altra dimensione, ci ha traghettati, morendo, nell’ottavo giorno, il giorno delle occasioni favorevoli, il giorno eterno, incorruttibile della misericordia di Dio.

“Ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo” (Qo 3,1)

“Ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo” (Qo 3,1)

Le riflessioni del Qoelet in questi ultimi giorni mi hanno sempre più toccato e coinvolto, perché, quando più vai avanti negli anni, tanto più ti rendi conto di quante cose ti vengono meno.
Quanti ricordi, quanti rimpianti!
Quante occasioni che ti sei lasciato sfuggire, quante opportunità che non hai saputo cogliere, apprezzare e per le quali non hai ringraziato nessuno!
E ti sembra molto molto più ricca di attrattive la vita passata, rispetto a quella che oggi vivi nel depauperamento progressivo di ciò che ti sembrava scontato e indispensabile.
Inevitabile il rimpianto per ciò che non è più, il desiderio di ritornare indietro nel tempo, ma anche un po’ la rabbia per non aver saputo apprezzare a tempo debito ciò che gratuitamente ti era stato donato.
Ancora adesso mi fa male il ricordo di un rifiuto, da parte mia, di un pezzo di torta che mio padre mi offriva perchè ritenuto troppo piccolo.
La torta finì nella bocca di mio padre che non scherzava quando era in ballo l’educazione dei figli.
Quel dolce non tornò più, mentre l’amore di mio padre non venne mai meno, che mostrò specie quando mi ammalai e con mamma si fece carico di me e della mia famiglia.
Dicono che l’idea che ci facciamo di Dio è influenzata dall’immagine che abbiamo del padre.
Ma nessun padre nella carne può competere con Dio, il papà di tutti i papà, come lo chiamava Giovanni quando era piccolo.
“ C’è un tempo per piangere un tempo per ridere… un tempo per nascere un tempo per morire… un tempo degli abbracci e un tempo per astenersi dagli abbracci…”
“Ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo”trovo scritto sul calendario liturgico nella giornata di oggi.
Tutto quello che dice il Qoelet è estremamente vero ma angoscioso se non lo leggiamo alla luce di Cristo.
“Il tempo è nelle nostre mani nella misura in cui l’infinito è nei nostri cuori” parole che ho sentito pronunciare dalla bocca di una mamma mentre teneva in braccio il figlio molto malato.
Mi colpì la serenità del suo volto, la tenerezza dello sguardo posato sul piccolo che mi fecero intendere che quelle parole lei le sperimentava ogni giorno, ogni momento nel rapporto con la sua storia.
Il dolore innocente è ciò che tocca le persone e spesso le allontana da Dio, che non dovrebbe permettere che i buoni, i giusti, i piccoli, soffrano senza averne colpa.
Ma Dio è Padre e Madre e, come tale vuole, solo il bene dei suoi figli.
Questa sera nell’omelia che il sacerdote ha fatto in occasione dell’anniversario di nozze di una coppia, guardando i figli presenti alla cerimonia, ha detto che per capire quanto i genitori ci hanno voluto bene bisogna che muoiano.
E non è forse quello che nella fede crediamo?
“ «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
La morte ci fa paura, non possiamo negarlo e facciamo di tutto per esorcizzarla, evitarla almeno come ipotesi lontana.
Noi per poter veramente fare il salto e vivere nella dimensione dello Spirito, dobbiamo attraversare fino in fondo la nostra umanità che purtroppo cerchiamo di evitare proprio perché ci ricorda la nostra impotenza di fronte all’ineluttabilità della morte.
Guardiamo a Cristo che sperimentò fino in fondo i limiti della carne, condividendo con noi tutto, ma proprio tutto, persino la morte che trasformò in via di salvezza.
Infatti chi è venuto a togliere all’uomo la paura di perdere qualcosa, la paura di finire nel nulla, lo smarrimento del non senso è Cristo il quale, attraverso la sua umanità, ci ha portati in un’altra dimensione, ci ha traghettati, morendo, nell’ottavo giorno, il giorno delle occasioni favorevoli, il giorno eterno, incorruttibile della misericordia di Dio.