Il sorriso di Dio

Gen 18,1-15
C’è forse qualche cosa impossibile per il Signore? Tornerò da te e Sara avrà un figlio.

Dal libro della Genesi
In quei giorni, il Signore apparve ad Abramo alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno.
Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: “Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po’ di acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero. Permettete che vada a prendere un boccone di pane e rinfrancatevi il cuore; dopo, potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo”. Quelli dissero: “Fa’ pure come hai detto”.
Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: “Presto, tre staia di fior di farina, impastala e fanne focacce”. All’armento corse lui stesso, Abramo, prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. Prese latte acido e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse a loro.
Così, mentr’egli stava in piedi presso di loro sotto l’albero, quelli mangiarono. Poi gli dissero: “Dov’è Sara, tua moglie?”. Rispose: “È là nella tenda”. Il Signore riprese: “Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio”.
Intanto Sara stava ad ascoltare all’ingresso della tenda ed era dietro di lui. Abramo e Sara erano vecchi, avanti negli anni; era cessato a Sara ciò che avviene regolarmente alle donne. Allora Sara rise dentro di sé e disse: Avvizzita come sono dovrei provare il piacere, mentre il mio signore è vecchio!”.
Ma il Signore disse ad Abramo: “Perché Sara ha riso dicendo: Potrò davvero partorire, mentre sono vecchia? C’è forse qualche cosa impossibile per il Signore? Al tempo fissato tornerò da te alla stessa data e Sara avrà un figlio”.
Allora Sara negò: “Non ho riso!”, perché aveva paura; ma quegli disse: “Sì, hai proprio riso”.

Signore, continua a sorridere su di noi, sulla nostra fede imperfetta, continua a stupirci con le tue meraviglie, aprici il cuore, Signore,all’imprevedibile manifestazione del tuo amore.

Sulle orme di Abramo, fa’ che ogni volta che ci fermiamo  e piantiamo la tenda, non ci dimentichiamo di lasciare il segno che di li’ sei passato con noi, costruendo un altare per ringraziarti e per ricordare a chi viene dopo di noi che sei un Dio che non viene mai meno alle promesse.


Il tuo sorriso, Signore, diventi il nostro, verso i fratelli più piccoli, più deboli, meno fortunati, sia il sorriso della madre e del padre che accompagna con commozione e tenerezza i primi passi del figlio.


Ti lodiamo Signore e ti ringraziamo, per il tuo sorriso benedicente, che trasforma un sogno impossibile in una realtà pregna di speranza e gravida di frutti.

Lode e gloria a te, Dio onnipotente e Santo, lode e gloria a te, perchè la tua è onnipotenza d’amore.

Famiglia:segno di speranza

 

Rubrica quindicinale a cura di Gianni e Antonietta
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Canto: Cristo è risorto veramente (CD – “Risorto per amore” 1)

Saluti
Estate, tempo di vacanze. Da cosa? Dai problemi che ci affliggono ogni giorno nella nostra vita personale e sociale, da quelli  che i mass media non tralasciano di ricordarci ?
Le notizie flasch di ieri 26 giugno:Giornata mondiale contro la droga.Raddoppio sia dei consumatori di cannabis, che quelli di cocaina;Istat: i divorzi sono in continuo aumento(74 per cento in più in dieci anni );Ennesima esplosione di violenza scoppiata all’interno di una famiglia.(Il padre uccide la figlia e la moglie, poi si toglie la vita)

Leggiamo la Parola di Dio Mt 7,15-19 Dai loro frutti li riconoscerete.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete.
Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni.
La scelta  Andare controcorrente:le vacanze e i frutti
Sfogliando il diario
2003
Li abbiamo visti stampati sui visi i sentimenti di compassione, uniti agli auguri di buon Ferragosto, quando, salutandoci, abbiamo comunicato la meta delle nostre vacanze agli “amici”, gli amanti dei viaggi oltre frontiera, di ristoranti e alberghi di lusso, del divertirsi ad ogni costo, qualunque sia il prezzo.
Ma nel decidere di partecipare al corso di Teologia del Sacramento del Matrimonio, io e Gianni non abbiamo avuto dubbi, visto che non eravamo alla prima esperienza di questo tipo, a Loreto. E poi, constatare che in questo andare controcorrente si è sempre più numerosi ed è fonte di grande gioia.
Maria, pian piano sta catturando, all’ombra della Santa Casa, non solo coppie del RnS ma tutte quelle che sono desiderose di conoscere e conoscersi, per percepire quale forza stia esplodendo nel seno della Chiesa per l’evangelizzazione della famiglia.

Ci siamo ritrovati a navigare, contrariamente alle apettative, non su concetti astratti e difficili, non su idee sradicate dal quotidiano affannarsi e spesso perdersi, ma a guardarci negli occhi, a scrutare i movimenti impercettibili del volto, delle labbra, delle dita del nostro compagno/a, a gioire per la mano più forte premuta sulla nostra, a intuire lacrime ricacciate dentro per un estremo pudore o ad accogliere stupiti quelle che riuscivano a liberarsi, rigando e irrigando i nostri deserti vissuti da soli.
Così, dopo un’immersione totale nell’acqua dello Spirito, lavati e purificati dal suo fuoco, venerdì 1 agosto, con il cuore colmo di gratitudine e di gioia ritrovata, abbiamo rinnovato le promesse matrimoniali nella Santa Casa, davanti a don Carlo Rocchetta e alle famiglie che con noi hanno condiviso questa stupenda esperienza, ma di fatto tutti riscaldati dal seno della Vergine, dove ci siamo stretti per sentire il tenero abbraccio di Gesù per ognuno di noi che si era fatto piccolo perché potessimo entrarci tutti in quel torrente di grazia, dove i bambini, che numerosi allietavano l’assemblea, avevano trovato il primo posto.

La vacanza più entusiasmante:  Settimana di vita nuova per le coppie
Sfogliando il diario
2004
Il mazzo di fiori
Il 25 agosto abbiamo ricevuto un mazzo di rose avvolte in un velo soffice e bianco. Era per noi e non riuscivamo a crederci. Abbiamo pensato che il fioraio si fosse sbagliato e lo stavamo dirottando altrove.
Ma quei fiori erano proprio per noi, sposi rigenerati da Cristo e uniti, questa volta per sempre, nella Santa Casa di Loreto, venerdì 13 agosto 2004, alle dieci di sera da don Gerry.
Testimoni: tutte le coppie che Dio aveva chiamato con noi a fare un’esperienza di paradiso, all’ombra del colle su cui domina e risplende, nelle terse serate estive, la basilica della Madonna.
Con il cuore che ci batteva forte, abbiamo contemplato stupiti le meraviglie del Signore, che continuava a farci regali.
Non pensavamo che fosse possibile, dopo che, una volta giunti nelle nostre dimore, ci siamo ritrovati a combattere la quotidiana battaglia e abbiamo con nostalgia ripensato a quei giorni di preghiera e di fuoco, a quei giorni in cui il tempo si era fermato per fare spazio al Signore, che voleva riempire la coppa delle nostre mani aperte e intrecciate, perché non lasciassimo disperdere nulla della grazia che dal cielo ci stava mandando.

Ne avevano fatta di strada quei fiori, usciti dal cuore di Annamaria e Graziano, i fratelli della Sardegna che con noi avevano condiviso la gioia di risorgere e veder risorgere le ossa inaridite della valle del pianto, solcando il mare che ci separa, per raggiungerci nella nostra casa di sposi alle prese con un pane quotidiano non sempre facile da masticare.
I nostri serbatoi d’amore sembravano diventati più piccoli e ci voleva qualcuno che provvedesse a dilatarli con un dono accompagnato dalle parole di un salmo.
Dopo la settimana passata a Loreto, pieni di gioia e di Spirito Santo, ci sembrava di volare e il nostro cuore scoppiava di gratitudine per ciò che avevamo udito, visto e provato.
Gratitudine per tutti quelli che ci avevano fatto sentire quanto è grande l’amore di Dio, gratitudine a Dio perché ci aveva scelti come testimoni della sua misericordia.
Una settimana indimenticabile per la Sua presenza palpabile in ogni volto, in ogni gesto, in ogni coppia, in quei lumini accesi davanti al tabernacolo, che ardevano bruciando le scorie del nostro passato, con su scritti i nostri nomi e la data dell’incontro.
Le nostre storie che diventavano storie di Dio, favole da leggere sui libri dei santi e noi eravamo lì a contemplarle, a contemplare e perderci nell’icona di “Notre dame de l’alleance”, la nostra Mamma celeste che ci abbracciava e ci portava a Gesù.
Ai lati in basso dipinti due lumi che si moltiplicavano in quelli che ogni coppia di sposi aveva deposto ai piedi dell’altare, dove la parola di Dio e l’Eucarestia erano il pane quotidiano di quei giorni di silenzio e di attesa.
Quell’icona e quei lumi ci hanno stregato, magicamente rapiti e trasportati, se così si può dire, dentro, oltre ciò che si vede, che si tocca, che si sente, oltre ogni umana immaginazione nel corpo di Cristo, nella Chiesa, nelle piccole Chiese domestiche che unite pregavano, lodavano e benedicevano il Signore nei fratelli, con i fratelli, per i fratelli nei giorni più roventi dell’anno.

Tante coppie, tante storie, tanti volti da non dimenticare.
Li abbiamo visti all’arrivo, un po’ stanchi, provati dal caldo e dalla fatica, in loro ci siamo specchiati e ci siamo riconosciuti nel comune desiderio di attingere acqua alla fonte, di abbeverarci alla stessa sorgente.
Noi avevamo portato nostri contenitori sbrecciati, consumati da un cammino lungo e difficile, con la speranza di riempirli con qualsiasi cosa che non fosse inquinata.
Ma quanto è grande l’amore di Dio lo abbiamo sperimentato, quando abbiamo visto con quanta cura aveva riempito quelli degli animatori, tutte coppie, operai della vigna instancabili, chiamati ad indossare il grembiule.
Ma ognuno dei convenuti ha provveduto a portare il suo piccolo o grande pezzo di legna, perché tutti si riscaldassero al sacro fuoco dell’amore di Dio.
Noi che di legna ne avevamo ben poca, abbiamo usufruito di quella degli altri, che ci ha fatto bruciare insieme con quella cera, che davanti a Gesù si è consumata per tutta la settimana del corso.
Che dire? Che Dio ha fatto cose grandi attraverso le famiglie chiamate a Loreto, che si è servito di noi, che pensavamo che 60 anni sono troppi per pensare a sposarsi.
Graziano e Annamaria hanno provveduto a ricordarci, nel biglietto allegato al mazzo di fiori, che il salmo 8 ci doveva guidare nella conoscenza delle cose di Dio.
Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli”

Abbiamo cominciato a crederci, quando Giovanni, il nipotino, dall’altro capo del telefono, ha commentato così il nostro stare in Chiesa con Gesù (cosa potevamo dirgli di diverso del nostro stare in quel luogo?): “Nonna Etta si sta sposando”.
A poco più di due anni, divenuto improvvisamente profeta, aveva annunziato, lunedì 9 agosto, ciò che sarebbe accaduto venerdì, a noi in modo plateale, ma a tutti i partecipanti del corso: le nozze con lo Sposo, l’incontro con Gesù che sarebbe diventato una sola cosa con noi.
Ebbene tutto questo è avvenuto a Loreto, mentre il mondo era intento ad andare in vacanza, davanti a Gesù Eucaristia messo fra le nostre mani, sui nostri cuori da don Gerry, donato a noi famiglie perché diventassimo un po’ meno formali con Colui che avremmo dovuto sposare.
Davanti a Gesù abbiamo scoperto le nostre ferite, le nostre inadeguatezze, davanti a Gesù ci siamo guardati come mai era successo, penetrando nel mondo dell’altro, attraverso gli occhi, sentendo l’emozione di un mistero che si apre alla conoscenza e allo stupore, attraverso una carezza o una pressione delle dita più forte.
Gesù sempre presente in questo corso di vita nuova per coppie, Gesù nelle vesti del pane e del vino, Gesù nel volto del nostro compagno, nell’alleanza nuova che era venuto a stabilire con noi, Gesù presente nelle parole di tutte quelle coppie che mostravano il vero volto di Dio nel raccontare e raccontarsi, nelle catechesi che diventavano storie d’amore, che non avevano fine.
Vogliamo ringraziare Maria che a Loreto, in Agosto, anche quest’anno ci ha ospitato nella sua casa e ci ha fatto incontrare Gesù, che s’incarna anche nella nostra ogni volta che gli diciamo di sì.

Canto: Salve Regina (CD – “Nelle tue mani” 8)

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La vacanza più imprevedibile: Sentieri di vita nuova
Sfogliando il diario
2005
A chi mi ha chiesto dove ci eravamo cacciati,dal 31 luglio al 6 agosto, mi veniva istintivamente da rispondere che ero andata in crociera con Gianni, a Loreto, da dove ci siamo imbarcati assieme a coppie di tutte le età, da quella da 50 anni insieme, a quella con meno di un anno di matrimonio sulle spalle.
E dire che pensavamo di trovarci solo gente giovane e che noi saremmo stati i matusalemme della situazione.
Ma avevamo tanto bisogno di fermarci e di farci aiutare a guardarci negli occhi, cosa che ci riusciva sempre più difficile.
A Loreto ci aspettava Maria, nella Santa Casa, pronta ad accogliere le nostre suppliche e a presentarle a Gesù.
Non sapevamo come e quando sarebbe venuto l’aiuto, ma io ero certa che le acque stagnanti solo il vento dello Spirito può muoverle, perché vi torni a circolare la vita.
I desideri inespressi erano tanti, il più grande è che qualcuno mi servisse, stanca di essere scontata per tutti quelli per i quali mi spendevo senza avarizia.

A Montorso, dove nella Casa Famiglia di Nazaret del RnS si teneva il corso" SENTIERI" abbiamo trovato tante coppie pronte a servirci, compresi due sacerdoti, che non è poco.
Se penso che anni fa, era la prima volta che mettevamo piede in quel luogo, il sacerdote ce lo siamo dovuto spartire con un altro gruppo che a qualche chilometro di distanza aveva le nostre stesse esigenze.
Ma alla fine la risposta a “ Chi e l’uomo?” (era un corso di antropologia) ce l’ha data la scritta annerita dal fumo delle candele nella Santa Casa dove quell’ HIC VERBUM FACTUM EST, inciso sopra l’altare, è stata la chiave per capire chi siamo e a cosa siamo chiamati.
Perciò non avevo dubbi che a casa ci saremmo riportati qualcosa di veramente speciale, come accade da quando ogni anno programmiamo questo genere di vacanze in quel luogo.
Ma che saremmo andati in crociera non ce l’aspettavamo, serviti di tutto punto, sia quando ci allontanavamo per fare le escursioni di gruppo, sia quelle fatte in solitudine, accarezzati dalla fresca brezza che veniva dal mare o illuminati dalla sagoma della Santa Casa che la luce dei riflettori scolpiva nella notte.
Siamo saliti in alto dove volano i condor, siamo scesi negli abissi profondi della memoria, ci siamo seduti a mensa attorno a Gesù Eucarestia, che si donava a noi, ma anche l’abbiamo sentito donarsi ogni volta che un nostro fratello ci faceva entrare nella sua storia.

Le coppie accompagnatrici ci hanno seguito con discrezione, senza invadenza ci hanno portato a riflettere, meditare, aprire il cuore alla grazia che viene dall’alto e dall’altro.
Come le stelle comete si sono fatti da parte, una volta arrivati alla meta, e di loro non mi sono rimasti impressi i nomi, ma gli occhi, il sorriso, il loro esserci e confondersi con noi e scomparire per andare a seminare altri campi, dissodare altri terreni, innaffiare altri deserti.

E’ stato bello tutto di questa settimana passata lontani dal mondo, delle immagini stereotipate e ingannevoli che scorrono veloci sui piccoli e grandi schermi della cecità collettiva, con il lasciapassare alla meraviglia e alla sorpresa, nello scoprire che ogni famiglia è un piccolo scrigno dove il Signore ha riposto i suoi tesori.
ll più bello, il più grande ci è sembrato vederlo in quella scia bianca di cui due coniugi non più giovanissimi hanno parlato nella testimonianza finale, facendo riferimento a ciò che si erano lasciati alle spalle, la loro storia comune, dove il viaggio l’avevano incominciato da subito in tre, facendo salire Gesù sulla loro barca e affidandone a Lui la guida.

Al termine del corso, prima di ripartire, siamo tornati nella Santa Casa a salutare la nostra cara Mamma Celeste per ringraziarla per ciò che non sapevamo ci avrebbe sicuramente donato.
Nel viaggio di ritorno Gianni ha cominciato a parlare come non aveva mai fatto, da quando ci siamo sposati 34 anni fa, e a dirmi cose che non mi aveva mai detto prima di allora.
La meraviglia dell’inizio, quella avevamo ritrovato, perché finalmente non mi sentiva più giudice inclemente delle sue debolezze.
A chi ci chiede cosa siamo andati a fare a Loreto, ci viene oggi di rispondere: " il tagliando sulla nostra relazione di coppia, rifornimento di un carburante che non inquina"
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Vi invitiamo a cercare sui siti diocesani , regionali e nazionali della Chiesa Cattolica      le  opportunità che vengono offerte alle coppie e alle famiglie, per trasformare questo tempo che ci è donato in occasione di grazia e portare buoni frutti.
Buone vacanze a tutti in Cristo, nostro Signore.
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Canto: Cristo è risorto veramente (CD – “Risorto per amore” 1)

San Giovanni Battista

Di San Giovanni Battista mi ha colpito il nome, Giovanni: "Dio è misericordia, Dio ama".
A Zaccaria, il padre, fu tolta la parola, quando gli fu annunciato questo figlio, fuori tempo massimo, perchè non aveva creduto che la misericordia di Dio arrivasse a tanto e rimase muto fino a quando non ne fece esperienza tangibile.
 
Il figlio non poteva che chiamarsi Giovanni, perchè Dio ama anche quelli che non credono in Lui.

Così gli si sciolse la lingua, al vecchio e incredulo padre,  per scrivere il nome e intonare il Benedictus, che unisce tutta la Chiesa nelle Lodi del mattino, da un capo all’altro della terra.
Giovanni, quando nacque, non era muto, ma prima di parlare si ritirò nel deserto, perchè non basta avere la voce per capire cosa è giusto dire.
San Giovanni, come Maria ci indicano la strada per incontrare il vero Messia.
24 giugno 2007

Sentieri di vita nuova

  Sfogliando il diario

 
 A chi mi ha chiesto dove ci eravamo cacciati,dal 31 luglio al 6 agosto, mi veniva istintivamente da rispondere che ero andata in crociera con Gianni, a Loreto, da dove ci siamo imbarcati assieme a coppie di tutte le età, da quella da 50 anni insieme, a quella con meno di un anno di matrimonio sulle spalle. E dire che pensavamo di trovarci solo gente giovane e che noi saremmo stati i matusalemme della situazione. Ma avevamo tanto bisogno di fermarci e di farci aiutare a guardarci negli occhi, cosa che ci riusciva sempre più difficile.
A Loreto ci aspettava Maria, nella Santa Casa, pronta ad accogliere le nostre suppliche e a presentarle a Gesù. Non sapevamo come e quando sarebbe venuto l’aiuto, ma io ero certa che le acque stagnanti solo il vento dello Spirito può muoverle, perché vi torni a circolare la vita.
I desideri inespressi erano tanti, il più grande è che qualcuno mi servisse, stanca di essere scontata per tutti quelli per i quali mi spendevo senza avarizia.
A Montorso, dove nella Casa Famiglia di Nazaret del RnS si teneva il corso" SENTIERI" abbiamo trovato tante coppie pronte a servirci, compresi due sacerdoti, che non è poco.
Se penso che anni fa, era la prima volta che mettevamo piede in quel luogo, il sacerdote ce lo siamo dovuto spartire con un altro gruppo che a qualche chilometro di distanza aveva le nostre stesse esigenze. Ma alla fine la risposta a “ Chi e l’uomo?” (era un corso di antropologia) ce l’ha data la scritta annerita dal fumo delle candele nella Santa Casa dove quell’ HIC VERBUM FACTUM EST, inciso sopra l’altare, è stata la chiave per capire chi siamo e a cosa siamo chiamati.
Perciò non avevo dubbi che a casa ci saremmo riportati qualcosa di veramente speciale, come accade da quando ogni anno programmiamo questo genere di vacanze in quel luogo.
Ma che saremmo andati in crociera non ce l’aspettavamo, serviti di tutto punto, sia quando ci allontanavamo per fare le escursioni di gruppo, sia quelle fatte in solitudine, accarezzati dalla fresca brezza che veniva dal mare o illuminati dalla sagoma della Santa Casa che la luce dei riflettori scolpiva nella notte.
Siamo saliti in alto dove volano i condor, siamo scesi negli abissi profondi della memoria, ci siamo seduti a mensa attorno a Gesù Eucarestia, che si donava a noi, ma anche l’abbiamo sentito donarsi ogni volta che un nostro fratello ci faceva entrare nella sua storia.
Le coppie accompagnatrici ci hanno seguito con discrezione, senza invadenza ci hanno portato a riflettere, meditare, aprire il cuore alla grazia che viene dall’alto e dall’altro.
Come le stelle comete si sono fatti da parte, una volta arrivati alla meta, e di loro non mi sono rimasti impressi i nomi, ma gli occhi, il sorriso, il loro esserci e confondersi con noi e scomparire per andare a seminare altri campi, dissodare altri terreni, innaffiare altri deserti.
E’ stato bello tutto di questa settimana passata lontani dal mondo, delle immagini stereotipate e ingannevoli che scorrono veloci sui piccoli e grandi schermi della cecità collettiva, con il lasciapassare alla meraviglia e alla sorpresa, nello scoprire che ogni famiglia è un piccolo scrigno dove l Signore ha riposto i suoi tesori.
ll più bello, il più grande ci è sembrato vederlo in quella scia bianca di cui due coniugi non più giovanissimi hanno parlato nella testimonianza finale, facendo riferimento a ciò che si erano lasciati alle spalle, la loro storia comune, dove il viaggio l’avevano ncominciato da subito in tre, facendo salire Gesù sulla loro barca e affidandone a Lui la guida.
Al termine del corso, prima di ripartire, siamo tornati nella Santa Casa a salutare la nostra cara Mamma Celeste per ringraziarla per ciò che non sapevamo ci avrebbe sicuramente donato.
Nel viaggio di ritorno Gianni ha cominciato a parlare come non aveva mai fatto, da quando ci siamo sposati 34 anni fa, e a dirmi cose che non mi aveva mai detto prima di allora.
La meraviglia dell’inizio, quella avevamo ritrovato, perché finalmente non mi sentiva più giudice inclemente delle sue debolezze.
In quella settimana lui aveva avuto modo di riflettere che era cosa preziosa agli occhi di Dio e io che non a caso abbiamo ricevuto una bocca sola e due orecchie, perché c’impegniamo più ad ascoltare che a parlare.
A chi mi chiede cosa sono andata a fare a Loreto,  mi viene oggi di rispondere: il tagliando sulla nostra relazione di coppia, rifornimento di carburante che non inquina.
agosto 2005

Il cane di peluche

Sfogliando il diario

Passando davanti alla stanza, dove tu eri solito rilassarti, sprofondato sulla poltrona, ho avuto una stretta nel cuore.
Al centro del tavolo, non un vaso di fiori, una pianta, un piatto prezioso di porcellana  o di lucido argento, quelle cose che, a parer mio, danno un tono all’arredo e mostrano la classe e il gusto della padrona di casa. Niente di tutto questo.
Una tovaglietta senza pretese,  che parla del lavoro paziente e amoroso di una mamma o una nonna, che  non c’è più, pulita e stirata, accoglieva un piccolo cane smarrito in quello spazio inusuale, tutto per lui.
Era stato abituato ad accontentarsi di un angolo della testata del letto, dalla mia parte, un po’ in ombra perché non si doveva vedere.
Eppure quando me lo regalasti, subito mi chiesi che fine avrebbe fatto quel peluche dal colore sbiadito, ma dagli occhi teneri e tristi, che mi ricordavano i tuoi, quando ti nascondevi.
Me lo misi vicino e fu la prima volta che una cosa che non avevo comprato o scelto personalmente prendesse un posto di tanto riguardo.
Me lo guardavo ogni volta che mi mettevo a dormire, me lo stringevo quando quel letto diventava la mia prigione,  ancorata ai problemi da cui avrei voluto fuggire.
A lui, non a te, ho chiesto conforto, in lui mi sono illusa di ritrovarti le volte che ti chiudevi nella tua stanza, muto, immobile per paura che mi accorgessi che un pensiero ti attraversava la mente, che una lacrima rigava il tuo volto, che il cuore aveva accelerato i suoi battiti per la donna che sarebbe diventata tua moglie.
Per anni quel cane mi ha parlato di te, dei sentimenti nascosti, del tuo cuore in attesa che la carezza non la facessi ad un pupazzo di stoffa.
Ora te ne sei andato, ti sei sposato con la donna che ti sei scelto.
Chissà se ancora ti ricordi di quel semplice dono, chissà se hai smesso di chiuderti dentro,  affidando un messaggio d’amore agli occhi ingenui e spauriti di un piccolo cane marrone.
Oggi, attraverso la fessura di una porta socchiusa, quell’immagine mi ha catturata, trasportandomi in un mondo che non conoscevo, tornato alla luce, quando proprio non ci pensavo.
Quel cane mi ha parlato di te e di me, di un rapporto difficile, di parole non dette, di sguardi furtivi, di lacrime non tutte versate, di attese, di ansie e di angosce, di un amore non esternato, quasi mai capito, mai condiviso.
Ho visto il cane perdersi nella stanza ormai vuota, troppo vuota e troppo grande per lui; mi è sembrato che prima o poi scomparisse in quello stagno,  come un sasso gettato lontano, mentre i cerchi si allargano e vengono riassorbiti dall’acqua.
Ma niente di tutto questo è successo.
La stanza, che sembrava ormai vuota, ha cominciato a riempirsi della tua voce, dei tuoi occhi sinceri e innocenti, delle tue calde mani affettuose, del tuo viso sorridente e sereno, dei tuoi sentimenti non più celati, di tutto ciò che finalmente riuscivo e riesco a vedere.

 5 agosto 2001

Amore e perdono

In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; e stando dietro, presso i suoi piedi, piangendo cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato. A quella vista il fariseo che l’aveva invitato pensò tra sé: “Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice”. Gesù allora gli disse: “Simone, ho una cosa da dirti”. Ed egli: “Maestro, di’ pure”. “Un creditore aveva due debitori: l’uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?”. Simone rispose: “Suppongo quello a cui ha condonato di più”. Gli disse Gesù: “Hai giudicato bene”. E volgendosi verso la donna, disse a Simone: “Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m’hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con la lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco”. Poi disse a lei: “Ti sono perdonati i tuoi peccati”. Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: “Chi è quest’uomo che perdona anche i peccati?”. Ma egli disse alla donna: “La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!”.]  [ Lc 7,36-8,3]

Il segreto per amare Dio, per non perderlo di vista, non è tanto cercare il tempo per connettersi con lui, ma accogliere il suo sguardo mite e misericordioso, il suo abbraccio caldo e rassicurante, la sua provvidenza che ci spiazza, il suo amore esclusivo, ma impotente, di fronte alla nostra libertà.


Sentirsi amati da lui, nonostante la nostra fragilità, le nostre inadempienze, i nostri tradimenti, le omissioni di soccorso a chi è nel bisogno, crea in noi la gratitudine, la riconoscenza, l’amore che non dimentica neanche un istante lo sposo.

In fondo il rapporto con Dio è come il rapporto che s’instaura tra due innamorati: non si può fare a meno di pensare all’altro.


La donna, peccatrice, ha ricambiato ciò che già aveva sentito nel suo cuore: l’amore di uno sposo che non guarda  ciò che fai, ma  ciò che sei.


Lasciamoci riconciliare da Dio, perchè questa è l’unica vera strada per non perderlo di vista e trattarlo come si conviene.

18 giugno 2007 

Cuore immacolato di Maria

Lc 2,41-51
Maria serbava tutte queste cose nel suo cuore.

Il cuore di Maria è lo scrigno dove incontriamo un Dio che sconvolge gli schemi, ma non delude, un Dio che consola e che salva, un Dio che non si lascia catturare con l’intelligenza, ma ci chiede di aprire il cuore per accogliere e custodire il suo mistero d’amore.


I genitori di Gesù si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l’usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero.
Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”. Ed egli rispose: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Ma essi non compresero le sue parole.
Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore.


Questa settimana ci siamo incontrati con un corpo, quello di Gesù, domenica, festa del Corpus Domini, e con due cuori, quello di Gesù, ieri, venerdì (S,Cuore di Gesù) e quello di Maria, oggi, (Cuore immacolato di Maria).

Cristo e la Chiesa.Lo sposo e la sposa.

Quando siamo smarriti, angosciati, quando la fatica del cammino sembra schiacciarci, quando non comprendiamo il senso di ciò che ci accade, quando Gesù non lo troviamo dove pensiamo noi, entriamo nel cuore di Maria, la casa accogliente, il luogo del silenzio e della preghiera, dove si custodiscono tutte queste cose.

Corpo e cuore

Oggi, venerdì della terza settimana, dopo Pentecoste, celebriamo la festa del S.Cuore di Gesù. Non a caso è a ridosso del Corpus Domini, a ricordarci che un corpo senza cuore non serve a niente e che quello di Dio è tanto grande da contenere tutti.
Quando preghiamo per i lontani, ricordiamoci che nel cuore di una madre è più presente il figlio che non rincasa la sera, che quello che dorme nella stanza accanto alla sua.
Dio è padre e madre, perchè ci ha generato e noi siamo suoi figli dai quali non si separa, anche se lo tradiamo, come sono soliti fare gli uomini, quando l’amore non è corrisposto.
Oggi è giorno di festa non per Dio, ma per noi, che abbiamo trovato il locale, dove incontrare gli amici e ballare e cantare e proclamare le lodi di Dio. Il suo cuore misericordioso  ci aspetta per donarci tutto se stesso, per donarci l’amore di cui abbiamo bisogno, per continuare il cammino.

Tutti mangiarono e si saziarono

In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevan bisogno di cure.
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: “Congeda la folla, perché vada nei villaggi e nelle campagne dintorno per alloggiare e trovar cibo, poiché qui siamo in una zona deserta”.
Gesù disse loro: “Dategli voi stessi da mangiare”. Ma essi risposero: “Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente”. C’erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai discepoli: “Fateli sedere per gruppi di cinquanta”. Così fecero e li invitarono a sedersi tutti quanti.
Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste. [Lc 9,11-17]

E’ proprio vero che per mangiare bisogna avere gli occhi più che la bocca. Infatti il deserto è l’incapacità di vedere oltre, di guardare quello che si ha e condividerlo con i fratelli.
Ringraziamo il Signore perchè ci ha aperto gli occhi al cibo di vita eterna.

Corpus Domini (domenica 10 giugno 2007)

Lo stadio

  Sfogliando il diario

In un pomeriggio uggioso di una domenica qualsiasi, che, a sentire i giornali, si distingueva per le partite di calcio a porte chiuse, a seguito dei fatti efferati senza fumogeni, bombe carta e striscioni, in uno stadio di spettatori attenti e disciplinati, con lo Spirito che faceva da custode, guida e maestro, don Giuseppe di Virgilio, reduce da un lutto recentissimo e febbricitante, ha infiammato noi coppie e tutti gli operatori di Pastorale famigliare, con il sacro fuoco dello Spirito e ci ha introdotto nella sala segreta del Re.
Il Cantico dei Cantici, letto e commentato dal relatore, non poteva che infiammarci ancora di più sull’amore che Dio nutre per noi, ma soprattutto per l’amore che a noi sposi è dato di sperimentare in pienezza. Un amore fatto di baci e di carezze, di sguardi e di parole, di lamento e di passione, di attesa e di conquista, di un cercarsi e incontrarsi, di un fermarsi e ricominciare a correre.
Aveva esordito dicendo, che il tempo non potevamo ancora sprecarlo ad imporre qualcosa che sembra riguardare solo i preti e i volontari del sacrificio. Ha aggiunto che per convincere bisogna far inamorare la gente di Gesù, di Dio, della sua Parola.
Solo l’amore può giustificare scelte che ai più sembrano insensate.L’amore di cui è informata la Parola, il libro Sacro dove l’amore si chiama Gesù, che lo sperimenta nell’accoglienza in una famiglia sui generis, e che è rifiutato dalla famiglia d’origine.
Straordinario questo Dio che sconvolge gli schemi, facendo partorire prima l’uomo… che pazzia, poi chiedere a Maria se voleva, con lui, ricominciare tiutto da capo!
Così lo Spirito che diede vita all’uomo e poi alla donna, fecondò Maria, la sposa che doveva parorire lo sposo. Ma lo sposo doveva morire per dare la possibilità all’uomo e alla donna di partorire insieme l’altro da sè, facendo una cosa nuova e irripetibile: il figlio.
Crescete e moltiplicatevi disse Dio alla prima coppia, ma la moltiplicazione non era numerica, era di qualità, perché non basta mettere al mondo dei figli perchè vivano.
Caino uccise Abele, e la storia così cominciò il suo degrado.
Lo Sposo doveva effondere il Suo Spirito perchè la vita durasse in eterno e la discendenza non si limitasse solo i primogeniti. Con la mporte di Cristo siamo diventatri tutti eredi e non ci dobbiamo rubare la primogenitura in cambio di un piatto di lenticchie.
14 febbraio 2007