gratitudine
Il giardino
Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.(Gn 2,15)
Sfogliando il diario…
Le piante del mio giardino continuano a seccare, mi viene da dire di primo acchito, pensando a questa mia vita sempre più avara di consolazioni.
Molte le ho dovute buttare. Non ho il pollice verde, come mia madre, e l’impresa di ridare vita al giardino primordiale che ci siamo negati con il peccato, sempre più appare impresa disperata.
Ma se mi fermo a guardare un po’ da vicino ci sono piante che continuano a vivere nonostante la mia ignoranza in materia e le condizioni meteorologiche avverse.
Le più resistenti sono le piante umili, quelle che non si distinguono per grandezza , per rarità, per forma, quelle che in genere non si regalano perchè non ci si fa una bella figura.
Ho deciso di occuparmi dei fiori e d’imparare a farli crescere e riprodurli perchè il mio terrazzo sorridesse a chi passa e lo mettesse di buonumore.
Il balconcino fiorito che mi sta di fronte me l’ha suggerito, perchè ad ogni ora del giorno, quando mi affaccio, mi manda un messaggio d’amore, mi parla di Dio che si preoccupa anche la notte di dirmi che lui è lì a dare vita e colore e profumo a tutto il creato, dal più piccolo filo d’erba alla poderosa quercia che mi fa ombra quando il sole scotta d’estate.
Dicevo che quest’anno la lotta è dura, perchè c’è un verme velenoso che mangia la polpa dei miei gerani.
Ma se da un lato succede questo, dall’altro c’è una pianta che probabilmente non piace all’intruso che continua a produrre bacche rosse che cadendo nel terreno spargono il loro seme e rendono rigogliosa la terra nei vasi.
Ma non è solo questo.
C’è una pianta di cui non conosco il nome che dopo tre anni, con pazienza e con amore curata, oggi mi ha mostrato il suo primo bocciolo, rosso, bellissimo, un miracolo della natura.
E che dire delle piccole calle che senza preavviso sono spuntate da un vaso pieno di terra vecchia che aspettava di essere buttato nel bidone del secco residuo e che per mia incuria era rimasto nel grande balcone dove il sole e la pioggia seguono il comando di Dio e non il mio?
Non c’è che dire: Dio ci stupisce, sempre, e non bisogna mai disperare, anzi tenersi pronti alle sue improvvisate.
Ad Abramo che aveva una terra rigogliosa il Signore chiede di uscire e di incamminarsi verso un luogo che non conosceva, una terra che non lui ma Dio sceglierà per i figli e i figli dei figli.
E sarà una benedizione la fede di questo patriarca, una benedizione per tutta la sua discendenza.
Abramo morirà senza aver preso possesso della terra promessa ad eccezione di una piccola grotta per seppellirvi la moglie Sara, la caparra dei beni futuri.
Guardo le mie piante che, in questo giorno che ora è avanzato, brillano sotto i raggi del sole e i miei occhi sono catturati dalle piccole e numerose bacche rosse e dal fiore appena spuntato dopo anni di attesa e dalle calle multicolori che fanno capolino abbracciate e custodite da grandi foglie turgide e verdi.
Buono e misericordioso è il Signore, lento all’ira e ricco di grazia.
Non smetterò mai di lodarlo per tutti i suoi prodigi, per tutte le cose belle che escono dalle sue mani.
Cosa renderò al Signore per ciò che gratuitamente mi dona ogni giorno di godere?
Un sacrificio di lode è ciò che oggi mi sento di mettere sopra il suo altare.
Ieri alla messa, pensavo a cosa offrirgli.
La mia terra desolata e buia, il mio martirio incomprensibile che dura nel tempo, il mio corpo disastrato, le mie paure, la mia rabbia, la mia preghiera a rovescio quando mi ribello, lo sconcerto, il disorientamento il mio rimanere ferma ai suoi piedi per essere immersa nel sangue e nell’acqua preziosissima che sgorga dal suo costato, il mio credere che i miracoli sono sempre possibili, che il mio corpo sarebbe diventato il suo.
Una grande pace è scesa su di me quando ho pensato che se i miei affanni li prendeva lui li avrebbe sicuramente utilizzati per farci una cosa buona.
Se lascia l’iniziativa a me sono specializzata a fare disastri.
Ho creduto che delle mie offerte avrebbe fatto un giardino fiorito, una terra fertile da cui trarre nutrimento io e i miei figli e la mia discendenza.
Al segno della pace il mio pensiero è andato a mia sorella che un antico rancore teneva lontane.
La trave dal mio occhio è caduta quando le ho chiesto perdono per i dispiaceri che volontariamente o involontariamente le avevo procurato.
Con amore ho guardato la pagliuzza dal suo occhio e ho pregato perchè anche lei potesse vedere e amare tutto ciò che Gli appartiene.
Dio mi ha aperto gli occhi alla sua misericordia, mostrandomi che non io ma lui fa vivere e moltiplicare la pianta dalle molteplici bacche rosse.
Campo base
“Chi viene a me non avrà più fame”.(Gv 6,35)
Signore dacci sempre questo pane, continua Signore a nutrirmi dite, della tua presenza, del tuo amore, della tua compassione, della tua parola.
Signore ho bisogno di te, sempre di più la mia fame e la mia sete aumentano, perché mi fai sperimentare le sorgenti della vita, mi dai la gioia piena, mi proietti nell’eternità e mi togli la paura.
Signore quanto sono dolci le tue dimore, i tuoi consigli mi stanno sempre dinanzi…
Come potrei tradirti Signore se tu sei con me ogni momento della mia vita?
Non abbandonarmi Signore al mio destino, non permettere che perda la speranza nella gioia che tu solo puoi donarmi .
Nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia ti prometto fedeltà.
Signore, con il tuo aiuto il dolore sarà per me fonte di consolazione, di gratitudine a te che sei venuto a trovarmi con la sofferenza, il necessario viatico per arrivare a te ed essere nutriti dal tuo amore.
La mia eucaristia sia la gratitudine a te che mi hai aperto le porte del tuo cuore, le porte della vita, introducendomi nelle tue stanze più segrete.
Mi hai fatto bere alla tua coppa vino e miele stillanti, mi hai chiamato in disparte perchè mi hai scelto per essere tua sposa per sempre.
In modo de tutto inaspettato hai chiesto la mia mano.
Così fece Gianni, quando lo frequentavo perchè volevo favorire l’incontro tra lui e una persona che mi stava molto a cuore.
Ma tu ti sei innamorato di me, volevi me.
Attraverso le parole di Gianni riconosco le tue , attraverso di lui mi hai fatto sperimentare quanta gratitudine scaturisce dal sentirsi guardati, scelti senza aspettarselo, senza esserne degni.
La mia risposta all’uomo che sarebbe stato il mio sposo, allora fu un sì dovuto alla fiducia che mi ispirava , perchè era una persona di cui potevo fidarmi e che non mi avrebbe mai tradito né avrebbe approfittato di me.
Per questo gli dissi di sì come ho detto di sì a te.
La meraviglia dell’inizio!
Che bello scoprire nella propria storia tracce la tua presenza, del tuo passaggio!
Ma poi la storia non si è svolta come quella che ha legato te al popolo di Israele.
Siamo stati peccatori Signore, perché non abbiamo messo te al primo posto.
La parabola dell’amore umano, come icona e simbolo dell’amore divino non l’abbiamo capita, non siamo andati oltre i nostri umani e egoistici interessi.
Con Gianni ho fatto ciò che per anni ho fatto con te.
Ti ho dato gli ho dato i miei connotati, ho preteso di cambiare ciò che di lui non mi piaceva.
Solo ora capisco quanto mi sbagliavo a voler imporre connotati incompatibili con l’amore.
Questa mattina, meditando il Vangelo, ho pensato a quanto è bello vivere in una casa, in una famiglia unita che si spende perché ogni membro riesca nel progetto comune di dare vita.
Così mi sono commossa e rincuorata a pensare che tu, Gesù, quando stavi sulla terra non potevi mai sentirti solo, perché il Padre e lo Spirito Santo non erano mai separati da te e si adoperavano perché il progetto arrivasse a buon fine.
La tua, Gesù, è stata una spedizione molto pericolosa, ma il Campo Base, la Famiglia Divina era allestita e pronta per darti gli strumenti necessari per non farti morire definitivamente.
Hai molto sofferto, Signore Gesù, ma hai avuto accanto a te persone che ti hanno voluto bene, che si sono fidate di te, che si sono adoperate per te.
Tua madre, tuo padre, e poi le donne che tu hai riabilitato, a cui hai dato una vita nuova, e poi i discepoli che mi fanno pensare a Giovanni e ad Emanuele, i libri di carne che mi hai mandato a domicilio, dove l’amore e l’egoismo nell’espressione dei loro caratteri emergono e confliggono.
Mi commuovo a pensare a questi piccoli che mi hai dato accudire, nonostante la malattia, mi commuovo anche delle loro debolezze, delle loro velleità di agire di testa propria o di manipolarmi.
Mi commuovo perché mi parlano di come noi siamo e di come tu agisci nei nostri confronti, scoprendo in me gli stessi sentimenti che tu hai nutrito per l’uomo traditore e peccatore.
Certo che il paragone è molto azzardato perchè nella nostra imperfezione noi vediamo come in uno specchio.
Il Vangelo mi parla di quanto disti la perfezione che io cercavo dalla giustizia che tu vuoi, la giustificazione che dai ad ogni uomo, qualunque sia il suo comportamento.
Sei tu Signore che ci rendi giusti, non siamo noi che meritiamo la tua giustizia che è poi la tua grazia.
Questa mattina penso a tutto questo e a quanto piccola io mi senta nelle tue mani, penso che tutto ciò che oggi ho, ciò di cui godo è tuo dono, è fonte di grazia, anche se a volte non riesco a capire , né riesco a ringraziare per cose eccessivamente dolorose e pesanti.
Ci sono momenti in cui tu taci, rimani nascosto.
Sono i momenti bui del mio cammino.
È tremendo vivere nel deserto, nel silenzio , non sentire neanche il cuore che batte, né il mio, né quello di qualsiasi altro viandante che percorre la mia strada.
Sono quelli i momenti che mi sembrano interminabili, quando non riesco a fare neanche una preghiera e la paura mi paralizza le ossa.
Mi succede spesso in questi ultimi tempi, lo sai, Signore, per questo ti chiedo sempre la gioia , la serenità, la pace di sapere che c’è un campo base che mi aspetta, una base dove posso riposare.
La notte chiamo tua madre che poi è anche la mia, tu me l’hai regalata come l’hai regalata a tutti noi, la chiamo e le chiedo di farmi da infermiera.
Lei non si limita a massaggiarmi le parti dolenti, ma mi comunica la strada per incontrarti e portarmi in paradiso.
Da qualche tempo nella preghiera mi viene in mente la tua famiglia Signore, la Trinità che ha dato vita a tanti figli, ha reso possibili tanti sì attraverso il sacrificio di uno solo solo.
Ma non penso che, quando tu sei venuto sulla terra, il resto della FAMIGLIA sia rimasta a dormire tranquilla ad aspettare in cielo, ma come una vera famiglia avete messo in gioco tutto, perchè la missione fosse portata a termine con successo.
Del resto, quando noi mandiamo un razzo ad esplorare l’universo, le attrezzature e gli uomini che lavorano al progetto sono qui sulla terra e da qui possiamo sapere, comunicare, aiutare chi è andato in missione.
Per questo Signore ti lodo e ti benedico e ti ringrazio, perchè non mi sento sola ad affrontare la missione della vita .
Fa’ che al termine tu mi trovi degna di tornare alla base.
PANE
Terra promessa
Vivere nella casa di una famiglia riconciliata da un Amore più grande ci darà finalmente la pace.
Il divino panificatore
Mamma
Monica mi insegnò tante cose che sto metabolizzando pian piano, perchè il regno di Dio anche se c’è, è già all’opera non è detto che subito ne trai beneficio.
“L’anima mia magnifica il Signore”(Lc 1,46)
Madonna di Lourdes
Quell’11 febbraio 1998, mentre, sovrappensiero, tornavo dall’ennesima terapia (questa volta alla spalla destra), un altro sovrappensiero mi piomba addosso, facendo volare in frantumi gli occhiali multifocali che avevo da poco comprato. Il colpo non fu tanto violento, ma la paura sì, tanta, tanta da farmi irrigidire come una lastra di marmo, così da sentirmi sulla testa, sul collo e su tutta la colonna un dolore lancinante di corde spezzate.
Con gli occhiali quell’11 febbraio andarono in frantumi i miei sogni, le mie speranze, la mia forza di reagire, andarono in frantumi le certezze, quelle mie, quelle del medico che mi aveva in cura, fu rimesso in discussione tutto il programma di rieducazione posturale, il mio rendimento sul lavoro, le mie relazioni, la mia identità, tutto.
Oggi, festa della Madonna di Loudes, voglio ringraziare il Signore per tutti quelli che direttamente o indirettamente mi hanno parlato di Lui, mi hanno portato a Lui, per tutti quelli dei quali si è servito per accompagnarmi, curarmi amarmi…
A cominciare da mia madre…, per le sue novene e i suoi rosari, per tutte quelle preghiere che mi infastidivano e mi indispettivano, perché sembravano sortire l’effetto contrario.
Voglio ringraziare mio padre per quella boccetta di acqua di Lourdes che mi gettò addosso con fede, con rabbia, con disperazione, quando un giorno mi vide dibattermi nel letto in sofferenze a cui nessuno riusciva a trovare rimedi.
Voglio ringraziare la nostra Mamma Celeste perché mi ha aperto gli occhi ad una nuova dimensione, quella della fede, che non ha bisogno di lenti per stupire di fronte a tutto ciò che esce dalle mani di Dio.