avvento
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Dimoreranno nella propria terra (Ger 23,8)
Il Signore è vicino!
Aperture
VANGELO (Lc 5,17-26)
Un giorno Gesù stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni.
Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza.
Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?».
Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio.
Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose».
Parola del Signore
ATTESA
Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto.
VANGELO (Matteo 11,16-19 )
In quel tempo, Gesù disse alla folla: “A chi paragonerò io questa generazione? Essa è simile a quei fanciulli seduti sulle piazze che si rivolgono agli altri compagni e dicono:
Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non avete pianto.
È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e hanno detto: Ha un demonio.
È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori.
Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere”.
Quante volte Signore ci chiami ad incontrarti attraverso gli eventi buoni o cattivi della nostra vita!
Ma noi non ti diamo ascolto, misurando tutto ciò che ci accade sul nostro metro umano limitato e fallace. Se abbiamo una gioia, non sentiamo il bisogno di ringraziarti, escludendoti dai nostri pensieri.
Se abbiamo un dolore è facile che lo attribuiamo a te, che non dovresti permettere che certe cose accadano.
Ci costruiamo un dio su misura, a nostra immagine e somiglianza, a cui attribuiamo pensieri e sentimenti che sono frutto della nostra incapacità di vedere oltre il nostro egoismo ed egocentrismo.
(Is 48,17-19)
Così dice il Signore tuo redentore, il Santo di Israele:
“Io sono il Signore tuo Dio
che ti insegno per il tuo bene,
che ti guido per la strada su cui devi andare.
Se avessi prestato attenzione ai miei comandi,
il tuo benessere sarebbe come un fiume,
la tua giustizia come le onde del mare.
La tua discendenza sarebbe come la sabbia
e i nati dalle tue viscere come i granelli d’arena;
non sarebbe mai radiato né cancellato
il suo nome davanti a me”.
Forse è il caso che rivediamo i nostri comportamenti e cerchiamo di capire dove stiamo sbagliando.
Gesù tu ci interpelli oggi, come 2000 anni fa, invitandoci a meditare su come viviamo la nostra storia alla luce della Tua Parola.
Ora capisco
Allora si inginocchiò sulla neve: “Ora si, ora capisco”, sussurrò. “Signore, ora capisco. Ora capisco perchè ti sei fatto uomo… ”
Giovanni è il suo nome
VANGELO (Lc 1,57-66.80)
Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.
Tra sei mesi sarà Natale.
Non è un caso che la liturgia ci introduca nel clima dell’Avvento, tempo di silenzio, di preghiera e di pentimento, proprio in un periodo in cui si si pensa ad andare in vacanza e a divertirsi.
Da oggi i giorni diventeranno sempre più brevi e le ombre si allungheranno, il buio prevarrà sulla luce e le tenebre ci avvolgeranno.
Dovremo aspettare il 25 dicembre per vedere allungarsi le giornate.
Della grandezza di Giovanni Battista ci parla Gesù stesso.
(Luca 7,28)” Io vi dico, tra i nati di donna non c’è nessuno più grande di Giovanni, e il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui.”
Di questo grande testimone mi ha colpito il nome, Giovanni: “Dio è misericordia, Dio ama”.
A Zaccaria, il padre, fu tolta la parola, quando gli fu annunciato questo figlio, fuori tempo massimo, perchè non aveva creduto che la misericordia di Dio arrivasse a tanto e rimase muto fino a quando non ne fece esperienza tangibile.
Il figlio non poteva che chiamarsi Giovanni, perchè Dio ama anche quelli che non credono in Lui.
Così gli si sciolse la lingua, al vecchio e incredulo padre, per scrivere il nome e intonare il Benedictus, che unisce tutta la Chiesa nelle Lodi del mattino, da un capo all’altro della terra.
Giovanni, quando nacque, non era muto, ma prima di parlare si ritirò nel deserto, perchè non basta avere la voce per capire cosa è giusto dire.
San Giovanni, come Maria ci indicano la strada per incontrare il vero Messia.
Educati all’ascolto del cuore possiamo aprire gli occhi al Dio invisibile che ci fa sussultare di gioia.
Attesa
Dio, hai scelto di farti attendere
Per tutto il tempo di un Avvento.
Io non amo attendere.
Non amo attendere nelle file.
Non amo attendere il mio turno.
Non amo attendere il treno.
Non amo attendere prima di giudicare.
Non amo attendere il momento opportuno.
Non amo attendere un giorno ancora.
Non amo attendere perché non ho tempo
E non vivo che nell’istante.
Ma tu, Dio hai scelto di farti attendere
Per tutto il tempo di un Avvento.
Perché tu hai fatto dell’attesa
lo spazio della conversione,
il faccia a faccia con ciò che è nascosto.
Solo l’attesa desta l’attenzione
E solo l’attenzione è capace di amare
Jean Debruynne