37 anni fa ci siamo sposati.
Ricordo che, appena usciti dalla chiesa, scoppiò un temporale, tanto violento, che facemmo in tempo in tempo a entrare in macchina e metterci al sicuro.
Gli invitati, invece, se la presero tutta la pioggia, sì che, arrivarono al luogo scelto per il banchetto, non "travestiti da matrimonio", come è solito dire Giovanni, quando vede le persone cambiare faccia e look in queste occasioni.
L’acqua aveva appiattito le messe in piega, lavato i trucchi delle signore, reso straccetti di poco conto le sontuose toilettes di seta acquistate per l’occasione.
Durante il tragitto che ci portava al ristorante, non si vedeva nulla, tanta era l’acqua che scendeva dal cielo, da pensare che la fortuna, in abbondanza, si sarebbe riversata su di noi.
"Sposa bagnata, sposa fortunata" si dice infatti dalle nostre parti.
Ma a dire la verità noi non ci siamo bagnati, perchè, una volta arrivati alla meta, abbiamo scelto la scala di servizio coperta, invece della lussuosa e panoramica scalinata scoperta che immetteva nell’hotel prestigioso, destinato alla festa.
A un anno dalle nozze si sono aperte veramente le cateratte dal cielo per la mia malattia che ci colse impreparati, dopo la nascita del nostro primo, e rimasto unico, figlio.
Abbiamo pensato che sarebbe stato meglio bagnarci prima; forse avremmo evitato quella catastrofe che ci avrebbe condizionato la vita.
Ci siamo sfibrati, lottando fianco a fianco, ma mai guardandoci negli occhi, in quella immane battaglia contro la pioggia incessante che ci impediva di vedere.
Per 30 anni abbiamo pensato di potercela fare da soli.
Poi abbiamo incontrato il Signore, la sua acqua viva che non toglie la vista, ma che squarcia le tenebre delle acque inquinate del mondo.
Oggi, ripensando a quella giornata, mentre insieme siamo andati a ringraziare il Signore e a fare la Comunione, ci siamo detti che quella pioggia è stata provvidenziale, perchè ci ha fatto cercare la scala del servizio, per non bagnarci e desiderare di stare insieme, specie quando scoppiano i temporali.