Volontà di Dio

“Ecco io vengo a fare la tua volontà”(Eb 10,9)

Nozze_di_Cana

Oggi si celebrano, si festeggiano due sì, quello di Gesù e quello di Maria al Padre, a Dio che ha fatto bene ogni cosa e che ha voluto ricostruire la coppia che con il peccato aveva disatteso il suo progetto originario di somigliargli nell’amore.
Due sì che hanno cambiato la storia e che ci hanno immessi in un oceano di grazia.
Adamo ed Eva i nostri progenitori erano destinati da subito a vivere l’esperienza della comunione con Dio, essendo stati creati a Sua immagine e somiglianza.
Ma vollero prescindere dalla Sua volontà, ritenendo un tesoro geloso poter gestire la propria autonomamente.
L’incontro con il Signore ci cambia la vita perchè comprendiamo che, seguendo la nostra volontà, non andiamo molto lontano e in genere ci rompiamo le ossa sfracellandoci contro il totem dei nostri desiderata.
La nostra volontà è la cosa che fin da piccoli mettiamo al primo posto e facciamo le guerre d’indipendenza per svincolarci da leggi e precetti che ci condizionano la vita, cercando con ogni mezzo di realizzare ciò che vogliamo noi, vivendo in modo frustrante tutti i paletti, i no, i ricalcoli che si frappongono alla realizzazione dei nostri sogni.
C’è chi riesce a illudersi di avercela fatta, chi pensa di aver conquistato la libertà perchè si sente svincolato da qualsiasi costrizione e chi invece marcisce nei rigurgiti acidi non avendo il coraggio di ribellarsi al despota di turno.
Dio ci ha fatto un grande regalo: quello di poter scegliere chi seguire, se noi stessi, il nostro tornaconto o Lui che ci ha creati e sa di cosa abbiamo bisogno per durare a lungo, per essere eterni e felici.
La nostra felicità sta a cuore al Padreterno più di quanto stia a noi.
Per convincercene bisogna che sperimentiamo il fallimento delle nostre velleitarie rivendicazioni.
Non ci sogneremmo mai di far andare ad acqua una Ferrari per risparmiare, nè usare pezzi di ricambio non certificati perchè il valore dell’oggetto ci porta a seguire le istruzioni del costruttore,
Per fare la volontà di Dio è fondamentale partire dal valore che diamo alla persona, valore che non è soggetto al tempo, alle mode, al giudizio del mondo, ma è fermo e irrevocabile.
“Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato” dice Dio ad ogni uomo nel giorno del suo Battesimo, una rinascita possibile grazie ai due sì di cui oggi celebriamo la memoria.
Cristo Sposo della Chiesa Sposa genera figli per il Regno di Dio.
Un corpo ci è dato da non nascondere come fecero Adamo ed Eva dopo il peccato, ma da mettere a servizio dell’amore, di cui solo Dio è esperto.
Di amore si parla tanto e in modo sbagliato.
L’amore di possesso fa notizia, l’amore dono cresce in sordina e per fortuna salva questo modo dalla rovina creando l’humus che rende possibile l’attecchimento di piante in via d’estinzione: le famiglie.
Oggi voglio guardare l’icona di questo sacro connubio e pregare perchè anche io sia capace di accogliere nel mio grembo il seme che Dio vi ha gettato per rifare con me la mia storia e rendermi sua sposa per sempre.

 

Luce

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“Voi siete luce del mondo “(Mt 5,14)

Questa notte è stata ancora una notte drammatica, ancora la bestia si è accanita su di me, la bestia che mi toglie il respiro, mi tappa la bocca, mi toglie la luce e la forza di cantare le tue lodi.
Da un po’ di giorni si ripete questa triste liturgia, questa dolorosa battaglia in cui le sevizie, gli attacchi si moltiplicano, mentre le mie forze vengono meno.
Voglio ringraziarti, Signore, per il compagno, lo sposo che mi hai messo accanto che non dorme, ma usa le armi della luce per difendermi e farmi riposare.
Le armi sono la preghiera a Maria, l’invocazione allo Spirito Santo, mani benedette e sante che si stanno addestrando alla battaglia e diventano sempre più efficaci per difendermi dal male.
Ti voglio benedire Signore perchè hai trasformato la valle di Acor in porta di speranza, perchè ci stai facendo capire cosa significa essere sposi, rispondere all’altro, rispondere dell’altro, dare all’altro ciò che tu gratuitamente doni a chi con le mani aperte cerca la tua Grazia, il tuo aiuto, la tua protezione.
Quando Gianni prega su di me e per me io non sono in grado di unirmi alla sua preghiera tanto sto male, e mi limito a dire “Ascolta la sua preghiera, Signore”
E’ quando non abbiamo niente da dare che ti portiamo nella tua interezza.
Stiamo facendo esperienza di povertà, di persecuzione, di dolore, di inadeguatezza dei nostri strumenti umani, entrambi.
Mai come ora abbiamo sentito insopprimibile il desiderio di rivolgerci a te, di contare solo su di te, di aspettare da te la beatitudine promessa.
Il nostro matrimonio si sta trasformando in un sodalizio con te, sempre più stretti a te e a Maria che ci hai donato perchè le spade che ci trafiggono l’anima diventino spade d’amore e di gratitudine a te che ci hai associato al tuo progetto di salvezza.
Tu dici che siamo la luce del mondo, il sale della terra e noi vogliamo crederci, ma anche realizzare ciò per cui tu ci hai creato.
Per questo ti prego Signore squarcia il tuo cielo e scendi e non permettere che le ombre della notte offuschino la luce che viene da te o rendano insipido il sale che rende gustoso il cibo quotidiano.
Cosa offrirti o Dio che nell’intimo non ti abbia già dato?
Sono qui che aspetto cieli nuovi e terra nuova, sono qui perchè credo che tu ci hai già salvato.
Aiutaci a non smarrirci, disorientarci durante i feroci attacchi del nemico. Non offuschi mai con la sua ombra la luce che viene da te solo, Signore.
Rendici specchio immacolato e puro per immillare la tua luce, rendici acqua sorgiva limpida e accogliente perchè possiamo ad essa dare il sapore delle cose che ti appartengono.

Doni, Dono

 

 
 
Meditazioni sulla liturgia di
 giovedì della III settimana del TO anno pari
“Con la misura con la quale misurato sarà misurato a voi”(Mc 4, 24)
Questa parola sembra minacciosa , risposta alla preghiera del Padre nostro quando diciamo ( a denti stretti, per la verità): “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”.
In effetti sembra impossibile salvarsi senza l’aiuto di qualcuno più forte, potente e capace di noi, con doti soprannaturali, perchè lo sappiamo di quale pasta siamo fatti.
Infatti non credo che su questa terra ci sia persona o ci sia stata, ad eccezione di Maria, che sia esente da questa conseguenza del peccato originale, che ci ha allontanati e divisi, ci ha tolto il giardino, la relazione, che ci dava da vivere nella bellezza e nel rendimento di grazie a chi fa piovere e fa crescere.
Gesù Cristo è venuto a darci una mano, veramente è venuto a mettersi a servizio delle nostre difficoltà, inadeguatezze, incapacità o volontà debole e incostante,dando il suo corpo, tutto intero, perchè si compia ciò che è promesso.
Nell’Antico Testamento vediamo in controluce, attraverso i vari passi , la nostra storia fatta di errori e di smarrimenti, di peccato e di condanna senza appello, storia che diventa storia sacra se ci facciamo illuminare dalla luce di Cristo.
Illuminare non basta però, perchè la salvezza non può ridursi ad una fede a cui non consegua un comportamento adeguato.
Non si può vivere dicendo di avere fede, se non si è disposti ad ascoltare e fare tutto quello che Lui ci dice.
Maria alle nozze di Cana ci indica la strada da seguire per prolungare la festa e far tornare la gioia come protagonista della comunione fraterna, attorno al banchetto di grasse vivande che Dio ha imbandito sull’alto monte per tutte le genti.
I passi della Scrittura che oggi la liturgia ci propone mi hanno fatto pensare che senza Gesù non possiamo fare niente mentre  con Lui tutto è possibile.
Non a caso il Battesimo segna l’ingresso nella terra promessa, una terra da coltivare perchè ne traggano nutrimento e vita i fratelli che accogliamo nella casa , giardino che Dio ci ha ricostruito perchè ci vivessimo bene noi e i nostri parenti, amici, conoscenti e tutti quelli a cui noi per sua grazia lo concederemo.
Il Battesimo ci fa re, profeti e sacerdoti, che sembrano parole grosse e incomprensibili, che non ci riguardano.
Davide il più piccolo dei figli di Jesse sicuramente non immaginava di essere scelto per essere re, ma la sua storia ci mostra come quell’incarico attribuitogli fu, per grazia di Dio e per volontà del suo eletto, fecondo.
Nella pagina che oggi leggiamo vediamo Davide che con umiltà risponde a Dio e con l’autorità conferitagli da Dio si mette a servizio del suo progetto di salvezza per tutto il popolo.
Nel corpo mistico ognuno di noi può svolgere la sua funzione con lo spirito di un re , che non considera un tesoro geloso essere figlio di Dio, ma ne fa partecipe tutto il corpo, perchè viva e funzioni bene.
Oltre che re, il Battesimo ci consacra profeti, voce di colui che grida nel deserto: “Preparate la via del Signore!”.
Che grande responsabilità abbiamo Signore, quando apriamo la bocca!
Non ci rendiamo conto di quanto danno facciamo se prima non ci consultiamo con te o meglio se non siamo connessi con te che ci suggerisci le parole da dire!
Tu sei Parola che porta la luce e non ti possiamo tenere nascosto.
Tu ci aiuterai Signore a diventare tuoi sacerdoti, ad offrire ogni giorno, in ogni situazione, nella nostra quotidianità il nostro corpo come serbatoio d’amore che da te riceve l’acqua e il fuoco e il soffio dello Spirito per dispensarne a chiunque se ne senta attratto.
Grazie Signore di tutti i tuoi doni, che (la croce con i due bracci ce lo ricorda) sono non solo per noi ma per abbracciare tutti i fratelli ovunque dispersi, e attirarli tutti a te che sei la luce, il faro che ci porta nel porto sicuro.

LA CASA DI CARNE


DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE

Vidi la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo,

da Dio, preparata come una sposa adorna per il suo sposo. (Ap 21,2)

PRIMA LETTURA (Ez 47, 1-2.8-9.12)

Vidi l’acqua che usciva dal tempio, e a quanti giungeva quest’acqua portò salvezza.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 45)

Rit: Un fiume rallegra la città di Dio.

SECONDA LETTURA (1Cor 3,9-11.16-17)

Voi siete il tempio di Dio.

 

VANGELO (Gv 2, 13-22)

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.

Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete.

Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».

I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».

Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.

Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

LA CASA DI CARNE

domenica 9 novembre 2014

Dedicazione della Basilica Lateranense. ore 6.29

“Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”

Certo che quando Gesù parla non sempre lo si capisce, anzi a volte ci vogliono anni perchè quella parola ti apra la mente e il cuore.

Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono quello che aveva detto , e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Ma loro furono testimoni della sua resurrezione, noi no e le chiacchiere se le porta il vento.

Guarda caso che lo Spirito di Dio è raffigurato anche come vento e continua a soffiare su tutta la Chiesa , noi compresi che non eravamo fisicamente presenti all’evento.

Certo è che per capire non basta conoscere l’aramaico, il greco, il latino o qualsiasi altra lingua con la quale lo Spirito decida di mettersi in contatto con noi.

Le parole fluttuano nel vuoto e non si aggregano se non c’è un catalizzatore, un verbo, che dia loro senso e compimento.

Gesù è questo catalizzatore in un mondo di bla…bla…bla…rumori, suoni senza senso, armonie senza vita.

Ebbene per capire Gesù bisogna frequentarlo, e più lo frequenti e più lo capisci.

Quando il mio nipotino Emanuele mi venne affidato per la prima volta aveva poco più di un anno, Confesso che mi fu difficile capire il suo linguaggio fatto di parole storpiate, di suoni scomposti e disarticolati, lunghi discorsi misti a pianto.

Poi,standogli giornalmente vicino, prendendomi cura di lui, le cose cambiarono a tal punto che cominciò a scrivere pagine e pagine di scarabocchi che mi dava da leggere.

Io stavo al gioco e immedesimandomi nel suo mondo gliele leggevo e lui era sempre affascinato da ciò che emergeva da quei fogli, meravigliandosi di aver così bene espresso quello che aveva nel cuore.” Veramente nonna, mi chiedeva ogni volta, ho scritto tutte queste cose? ”

Questi sono i miracoli dell’amore che il vangelo di oggi mi ha fatto riemergere dalla memoria.

Ma torniamo alla Parola di Dio che oggi la liturgia sottopone alla nostra riflessione.

Il protagonista è il tempio come luogo in cui Dio può entrare, uscire, rimanere, a seconda di come è costruito.

Un tempio, una Chiesa noi ce la immaginiamo sempre fatta di mattoni, un luogo dove riunirsi per dare a Dio quello che è di Dio e prendere da lui quello che ci manca.

Mi ha colpito l’immagine della prima lettura in cui dal tempio esce acqua che va a irrigare terre lontane dando vita a tutto ciò che incontra sul suo percorso.

Inevitabile l’accostamento alla ferita inferta al fianco di Gesù dalla lancia del soldato, da dove uscì sangue e acqua, simbolo dello Spirito Santo effuso su tutta la Chiesa.

Quella casa di carne ci ha dato la vita e viene da chiedersi se dipenda dalla bellezza dei mosaici e delle opere d’arte, dalla grandezza o dalla fama acquisita tra gli uomini se possiamo essere certi che non ci venga tolta.

Lo Spirito, l’amore non si compra, ma si riceve gratuitamente chiedendo pietà e misericordia per i nostri peccati.

L’indegnità è caratteristica di chi va in chiesa, ma non ne siamo mai abbastanza consapevoli. Perciò ogni celebrazione eucaristica comincia con il Confiteor.

Siamo piccoli, siamo fragili, siamo bisognosi di tutto e in chiesa ci andiamo per attingere alla fonte quell’acqua che ci risuscita.

“Quante cose possiamo fare con Gesù!” mi ripeto ogni volta che mi sento persa e inadeguata, ricordando le parole di un altro bambino che al catechismo solo questo aveva capito.

Sembrerebbe risposta non pertinente ma a me piace ricordarla perchè mi ridimensiona quando penso che la salvezza del mondo dipenda da me, dall’osservanza della legge .

Senza di Lui non possiamo fare niente, questo è un punto fermo, con Lui tutto è possibile, anche trasformare le nostre chiese in luoghi d’incontro, di riconciliazione, di pace.

Nella realtà, essendo sempre più pochi, tanto stiamo larghi, per darci il segno della pace si fanno dei veri e propri pellegrinaggi, creando scompiglio in tutta la celebrazione.

Per questo i vescovi hanno detto che il segno della pace deve essere circoscritto a chi ci è vicino.

Il mio pensiero va alle distanze che devo superare per riconciliarmi con i non presenti con i quali ho i conti in sospeso.

E’ allora che cominciano i pellegrinaggi che contano, quelli che ti salvano l’anima.

E’ bello che oggi la Chiesa romana ricordi la sua prima chiesa, simbolo dell’unità dei cristiani di quel tempo, è bello che ci parli di tempio, luogo dove due o più si riuniscono nel nome del Signore , ma anche della casa di carne in cui ogni nostra casa può affondare le fondamenta.

Penso a quanta responsabilità abbiamo a far sì che la Chiesa diventi la sposa di Cristo, carne della sua carne, ossa delle sue ossa.

Che la gratitudine per tutto ciò che riceviamo da Lui, attraverso la chiesa non ci faccia inorgoglire e non ci induca nella tentazione di farne commercio.

Signore perdonaci quando ci dimentichiamo che ognuno di noi è tempio dello Spirito e fa’ che mai lo trasformiamo in una spelonca di ladri.

Aiutaci a credere che siamo stati creati per accoglierti nella nostra vita personale, nel nostro corpo di carne, nelle relazioni che fanno della nostra casa una piccola chiesa domestica.

Aiutaci a colmare le distanze affidando a te il compito di saldare, colmare i vuoti che ci separano.

Fa’ Signore che le nostre piccole chiese diventino il tempio luminoso dell’amore condiviso.

Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria

VANGELO (Lc 2,41-51)

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore.

Questa settimana ci siamo incontrati con un corpo, quello di Gesù, domenica, festa del Corpus Domini, e con due cuori, quello di Gesù, ieri, venerdì (S,Cuore di Gesù) e quello di Maria, oggi, (Cuore immacolato di Maria).

Cristo e la Chiesa.Lo sposo e la sposa.

Quando siamo smarriti, angosciati, quando la fatica del cammino sembra schiacciarci, quando non comprendiamo il senso di ciò che ci accade, quando Gesù non lo troviamo dove pensiamo noi, entriamo nel cuore di Maria e insieme con lei contempliamo il mistero dello sconfinato amore di Dio.

SACRO CUORE DI GESU'

Non a caso la festa del S.Cuore di Gesù. è a ridosso del Corpus Domini, a ricordarci che un corpo senza cuore non serve a niente e che quello di Dio è tanto grande da contenerci tutti.
 

Grazie Signore, che ci hai dato una casa dove abitare.
Donaci di percepire il tuo amore anche quando ti sentiamo lontano o assente.
Non permettere che il tuo silenzio ci faccia desiderare un'altra casa.

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La dimora di Dio


Presentazione di Maria al tempio (P.Uccello)

Luca 19,45-48
In quel tempo, Gesù entrato nel tempio, cominciò a scacciare i venditori, dicendo: “Sta scritto: ‘‘La mia casa sarà casa di preghiera. Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri!’’”.
Ogni giorno insegnava nel tempio. I sommi sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo perire e così anche i notabili del popolo; ma non sapevano come fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue parole.

Il tempio del Signore con il Battesimo è diventato il nostro corpo dove la Parola, accolta e custodita, deve venire alla luce e tutti ne siano illuminati.

Così ha fatto Maria ( di cui oggi si ricorda la presentazione al tempio)che Dio ha scelto come madre di suo figlio, icona della Chiesa e di ogni credente.

Chi si serve del tempio (il corpo) per arricchire se stesso è destinato a perdere anche quello che ha.

La parola di Dio, il Verbo incarnato è parola d’amore che, attraverso di noi, deve raggiungere il cuore di ogni uomo, per convertirlo e salvarlo dalla morte.

«E anche a te una spada trafiggerà l’anima», dice il vecchio Simeone a Maria, il tempio puro e immacolato che il Signore si è scelto.

La sofferenza è il prezzo perchè il dono del corpo generi la vita.

L'abbraccio

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Oggi, commemorazione di tutti i defunti, la chiesa gioisce, celebrando la vittoria della vita sulla morte.
Ricordo che chiesi a don Luigi, ero agli inizi del cammino, se era un dogma, quello della resurrezione della carne.
A dir la verità, la cosa non mi piaceva per niente perchè, se in questa vita non potevo prescindere dalle esigenze del corpo, per via della malattia che era diventata la mia scomoda compagna di viaggio, il pensiero di liberarmene mi arrideva parecchio e mi consolava.
“Certo!”, mi aveva risposto scandalizzato il sacerdote, senza però spiegarmi il perchè.


Fu da allora che mi misi a cercare tutti i testi che mi illuminassero sull'infinita misericordia di Dio, che, a mio parere, non poteva permettere che, dietro, ci portassimo un ingombro tanto inutile quanto dannoso.
Così almeno pensavo.

 
E' stato Giovanni, quando aveva quattro anni, a spiegarmi il mistero.

Per consolarlo della morte recente di mio padre, a cui era molto legato, gli avevo detto che in cielo c'era ad aspettarlo da tempo il suo papà, che lo aveva lasciato, prima che imparasse a camminare, del quale consevava sulla guancia il calore di una carezza ricevuta, quando era ancora in braccio alla madre.
Lui, mio padre, non le cercò altrove, le carezze, né le diede mai, tutto occupato a provvedere ai bisogni materiali della sua famiglia.


Quando, carico di anni e provato dalla malattia, mi diceva che era stanco e che voleva morire per riposarsi, gli rispondevo che aveva un debito di baci e di abbracci, che non ancora aveva assolto nei miei confronti.
Stando a questo, i miei non avrebbero dovuto morire mai, visto che “i figli si baciano solo di notte, quando dormono”, come soleva dire mia nonna.


Ma purtroppo quello che temevamo è accaduto e oggi mi ritrovo a pensare a loro e agli abbracci che mi sono stati negati e che ho negato a mio figlio.
Lo scorso anno il 2 novembre mi colpì l'omelia di don Ermete sulla meditazione dell'antifona d'ingresso della I messa del giorno :

Gesù è morto ed è risorto;
così anche quelli che sono morti in Gesù
Dio li radunerà insieme con lui.
E come tutti muoiono in Adamo,
così tutti in Cristo riavranno la vita. (1Ts 4,14; 1Cor 15,22)

Ci feci un post  a riguardo , tanto mi commossero e mi traghettarono nell'Oltre le sue parole.


Ma il Signore fa nuove tutte le cose e questa mattina mi sono messa a pensare che lo Spirito Santo mi avrebbe parlato anche in una chiesa diversa da quella dove avrei voluto recarmi, anche se , come dice la messa don Ermete, non la dice nessuno.


Ad aspettarmi c'era Gesù, il suo abbraccio inchiodato ad una croce, lo stesso che mi aveva conquistato 8 anni fa, quando per la prima volta varcai la soglia di quella, che sarebbe diventata la mia chiesa.
A petto scoperto, oggi come allora era lì a dirmi:”Guarda che mi fido di te: puoi farmi quello che vuoi, perchè ti amo così come sei e continuerò ad abbracciarti tutte le volte che qualcuno si dimenticherà di farlo al posto mio”.

Mi è venuto subito in mente un'altro abbraccio, quello di mio padre, che se ne andò prima di aver saldato il conto con me, all'abbraccio con il padre che lo stava aspettando, alla festa in cielo per il suo arrivo.
Ho pensato a Giovanni, che non aveva dimenticato quella storia di abbracci, con la quale lo consolai quando dovetti spiegargli che nonno Pierino era tornato nella casa da dove era venuto, e dove tutti ci ritroveremo: la casa del papà di tutti i papà.

Di tutto ciò, il piccolo aveva fatto tesoro e, dopo essersi accertato del legame di parentela che univa me e mio figlio “ Sei tu la mamma del mio papà?”, e ”Questa è tua madre?”, guardando ora l'uno ora l'altro, (un tormentone che durò settimane) se ne uscì dicendo:“Allora perchè non l'abbracci?”, lasciandoci tutti di stucco.

 
Ricordo il brivido che mi percorse la schiena, la commozione, le lacrime che feci fatica a ricacciare indietro, quando, accorgendosi del nostro imbarazzo, Giovanni, che non sopporta vedere la gente soffrire, aggiunse:
“Non ti preoccupare nonna, in cielo c'è il tuo papà che ti abbraccia!”.

Questa mattina alzando lo sguardo al crocifisso, non ho potuto fare a meno di pensare che il 2 novembre è una festa di abbracci, e che non a caso risorgiamo con il corpo.


Di braccia, almeno, avremo ancora bisogno.