PREGHIERA DI COPPIA

Nozze_di_Cana

Signore, aiutaci a rinnovare il nostro amore di sposi;
fa’ che viviamo la differenza come una risorsa
e le difficoltà come una sfida.
Rendici capaci di ascolto reciproco
e dacci la forza di essere solidali e concordi
nel compito di genitori che ci hai affidato.
Aiutaci ad essere immagine per i nostri figli del Tuo amore per noi,
un amore attento,
che si prende cura ,ascolta e fa crescere.
Fa’ che compendiamo che ognuno dei nostri figli è unico e irripetibile
e che a noi spetta di aprirlo al cammino
che hai preparato per lui, ma non di deciderlo.
Aiutaci a vivere nella famiglia la gioia della vocazione,
senza chiuderci in casa, ma aprendoci agli altri.
Dacci la forza di perdonarci l’un l’altro,
senza perdere la fiducia reciproca nel momento dell’errore,
la speranza nel momento della prova, la fede nel momento della fatica.
Tu Signore , che non smetti mai di essere luce ai nostri passi.

(Gv 15,16) Io ho scelto voi, dice il Signore, perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga.

 

VANGELO (Lc 10,1-9)

La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai.

 

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.

Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.

In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.

Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

 

Gesù come ha mandato i suoi apostoli ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi, manda anche noi divenuti missionari in virtù del Battesimo che abbiamo ricevuto. sembrare anacronistico anche solo ipotizzare una cosa del genere.

Non basta andare in chiesa e mettersi a posto la coscienza, con un rapporto unico, personale con un Dio a cui diamo i connotati che ci convengono e non ci espongono al giudizio dei laici benpensanti di cui ci sta a cuore l’approvazione.

Pensiamo che basti stare al nostro posto senza pestare i calli a nessuno, per guadagnarci il paradiso. Gesù ci dice di andare, con il solo equipaggiamento della Parola, la Sua, non la nostra, la parola che salva.

A noi viene data la brocca da portare per distribuire a chi ha sete di Dio l’acqua dello Spirito, indispensabile per non morire.

Ci sarà gente che non la cerca, che non la vuole, che non vuole correre il rischio di cambiare abitudini, non si fida.

Scuotersi la polvere dai sandali non basta per metterci a posto la coscienza.

 

Ti lodo Signore e ti benedico per questo nuovo giorno che mi doni di vivere alla luce della tua Parola.

Grazie Signore dei tuoi santi che ci hanno trasmesso la fede.

Grazie per S. Luca che ci ha raccontato di te, della tua bontà e della tua misericordia infinita, grazie perchè non ha dimenticato di sottolineare quanto la preghiera e la povertà siano il bagaglio insostituibile di ogni discepolo.

Signore grazie per tutti i testimoni di pace e di bene, per tutti quelli che hanno lasciato le loro sicurezze e si sono fidati solo di te.

Grazie perchè il tuo Vangelo è arrivato fino a noi, attraverso la povertà dei tuoi inviati, grazie perchè ci sono stati uomini dal cuore aperto e dallo sguardo vigile per accogliere la tua parola e custodirla dal maligno.

Grazie Signore per tutti i testimoni di speranza che continui ad inviarci, grazie perchè non ti sei stancato di ripetere che il tuo regno è vicino, che è qui e ora, quando due o più persone si accordano nel tuo nome.

Aiutaci Signore ad accordarci, aiutaci ad accogliere il tuo messaggio di pace, aiutaci a prenderci per mano per dire insieme: Padre nostro che sei nei cieli, sia fatta la tua volontà.

Sia fatta la tua volontà, Signore, perchè è volontà di bene, perchè tu solo conosci i nostri più segreti bisogni, perchè tu ci hai creati e noi siamo tuoi.

Lo Spirito Santo susciti in noi le parole giuste da rivolgere a te e ai nostri fratelli, perchè la pace non sia solo annunciata, ma diventi segno tangibile della tua presenza tra noi.

Se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.

 Image for Abbà, Padre.

 

VANGELO (Mt 18,1-5.10)
In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?».
Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.
Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me.
Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli».

 

Sfogliando il diario
21 gennaio 2003 ore 19
A Giovanni che gioca sul tappeto
Giovanni stai battendo le mani, seduto sul tappeto tra i tuoi giocattoli.
Gli occhi ti ridono, il piccolo corpo è percorso da un fremito di gioia, guardando le immagini che appaiono sullo schermo della televisione. Non capisci, Giovanni,come sono belli questi momenti, come irripetibili quelli in cui non ti preoccupi e non pensi a ciò che accadrà nel futuro.
Non hai problemi, Giovanni, tranne quello di tirarti su il naso che cola, riuscire a prendere il giocattolo che in questo momento attrae la tua attenzione. Ti guardo, Giovanni, sei affidato a me, questo pomeriggio.
Le ossa mi scricchiolano, i nervi, i muscoli del collo sono tesi come corde di uno strumento, mi fanno male, tanto male da chiedermi come io possa badare a te, mentre sto così male.
Il sudore esce dalle mie mani, dagli occhi, da tutta la pelle cui sono sottese le corde dei tendini impazziti.
Mi chiedo come sia possibile che io sia qui con te, piegata perché tu non ti faccia male, impegnata a distrarti e a farti sorridere, ad insegnarti qualcosa di più di quanto finora abbia appreso.
Tu tendi a me le manine, mi sorridi e mi accarezzi, affondando le dita nelle mie guance, aggrappandoti ai capelli fino a farmi male.
Io rido, Giovanni, e godo di te, del tuo essere così maldestro, incapace, indifeso, piccolo, godo della tua pelle morbida e vellutata, godo delle fossette che interrompono la carne tenera delle tue mani, godo dei tuoi piedini costretti in due paia di calzini, perché fa freddo, dei tuoi pochi capelli distribuiti in modo difforme sulla testa tornita da un artefice sommo, godo della tua bocca disegnata da un maestro mirabile, godo delle tue orecchie, del suono della tua voce balbettante sillabe che solo l’amore capisce.
Giovanni sei piccolo, ancora tanto piccolo da poterti tenere stretto e coprirti con le mie braccia.
Sei tanto indifeso che io, la nonna malata ti può difendere.
Ora Giovanni ti basta il mio occhio vigile, la mia mano dolente ma ferma, le mie braccia stracciate nelle più intime fibre per darti sicurezza e conforto.
Ti basta la mia voce che ancora persuade e comunica amore e tenerezza..
Fino a quando?
Giovanni oggi voglio godermi questo momento e ne ringrazio il Signore.
Quando sarai grande, ricorda di osservare i bambini. Sono la più grande ed efficace scuola d’amore.

Festa degli Angeli Custodi.

 

Oggi, festa degli Angeli custodi, il mio pensiero non può non andare ai tanti angeli che hanno guidato il mio cammino, che si sono presi cura di me, quando mia madre era lontana.
Un pensiero speciale e una preghiera va a nonna Ida, presso la quale ho abitato per tantissimi anni.
Non ho foto che mi ritraggono con lei, perchè nell’immediato dopoguerra i soldi per questi lussi non c’erano proprio.
Ho ritrovato foto più recenti che la ritraggono sempre con la mano stretta a qualche nipotino, più giovane di me, dei quali ha continuato ad occuparsi fino alla fine.

Ricordo la sua mano stretta alla mia, quando usciva per la spesa, per la messa, per una passeggiata.

Ricordo il letto sempre riscaldato dal braciere che vi metteva per tempo e la bottiglia dell’acqua calda che mi consegnava per prolungare quel tepore.
Ricordo i suoi manicaretti conditi con amore e fantasia, fatti con poco di tutto.
Ricordo i grembiulini che mi cuciva addosso, senza mai aver imparato a fare la sarta.
Ricordo le 500 lire che trovavo nella busta, quando stavo all’Università a Bologna.
Ricordo la luce dei suoi occhi, quando le portai a conoscere mio figlio Franco, il primo pronipote.
Nonna, pur avendo studiato, dovette imparare presto il mestiere di far quadrare il bilancio, l’arte della moltiplicazione dei pani e dei pesci, vista la sua precoce vedovanza, con cinque figli a carico che fece studiare fino al diploma.
S’inventò di tutto per raggranellare l’occorrente per la sua nidiata.
La vita e le prove le fecero da maestre.

Da lei ho imparato la fermezza, la forza, la perseveranza, la laboriosità, l’umiltà, la creatività, l’ottimismo, l’avvedutezza, la lungimiranza, l’instancabilità, il servizio, l’abbandono fiducioso nelle mani di Dio.

Grazie nonna per la tua ricca eredità.
Grazie perchè mi hai consegnato il bagaglio indispensabile per affrontare la vita.
GRAZIE!