SFOGLIANDO IL DIARIO…

” abbiate piena conoscenza della sua volontà” (Col 1,9)
Signore sono qui con la stanchezza sulle spalle, con il corpo martoriato dalla fatica di vivere questa vita avara di compensi, di gioia, sono qui dopo che anche di notte i sogni mi hanno ricordato la mia inadeguatezza e i no con i quali mi scontro ogni giorno. Sono qui Signore approfittando del silenzio e della pace di quest’ora per mettermi in contatto con te, per entrare nella tua casa e farti entrare nella mia sì da essere una sola cosa con te.
So che chiedo troppo Signore, ma non c’è strada da me conosciuta che mi permetta di scrutare il tuo volere.
Quanto vorrei essere così intima a te per conoscerlo e farlo mio!
Come vorrei che i miei desideri coincidessero con i tuoi!
Quante volte, specie in questi ultimi tempi mi sembra che mi sono affaticata invano, che ho speso le energie in modo sbagliato, inconcludente, quante volte rimetto in discussione il mio rapporto con te, perchè non mi sembra di ricevere quel pane quotidiano che ti chiedo nel Padre nostro.
Forse sbaglio a chiedere perchè non conosco la tua volontà e la mia preghiera è incentrata su ciò che io ritengo un bene, ma non tu.
Certo Signore che la strada che sto percorrendo mi sembra sempre più in salita, irta di ostacoli, faticosa.
Io ti voglio Signore, ti cerco con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta me stessa, ma non riesco a inserirmi con gioia nel tuo progetto di salvezza per quanti sforzi io faccia.
Non posso dire che l’effetto delle mie azioni non produca il bene sulle persone che tu mi affidi, le persone che mi metti sul cammino, ma a me cosa resta, quale il guadagno?
Il dolore è lo stesso ieri, oggi, domani.
La malattia lungi dal darmi tregua si rafforza nei sintomi che mi straziano la carne.
Così cerco compensi nel plauso e nella fama, cerco i ” mi piace” che mi fanno sentire viva, che mi danno il termometro della considerazione del mondo.
Tutto questo non mi appaga, non mi rende felice se non per un momento.
Come vorrei tenere sempre gli occhi fissi a te, mettere te al primo posto, non sostituirmi a te per nessun motivo, imparare a tacere e a parlare nel tempo opportuno con le tue parole e non con le mie sì da non insuperbire per la luce riflessa.
Signore mio Dio ieri sera, eri molto arrabbiato quando ci hai ricordato che non ami sacrifici che sfociano nella glorificazione del nostro io, tanto arrabbiato che ci hai colto di sorpresa quando hai detto, concludendo l’invettva contro quelli che sacrificano a dei stranieri, a idoli muti, ” Su venite, discutiamo. Anche se i vostri peccati fossero di colore scarlatto.. io non chiuderò il mio cuore e potremo insieme ricominciare il cammino alleati”
Queste parole ci hanno aperto il cuore dopo che tu ci hai fatto vedere lì dove era il nostro cancro, la pustola che infettava tutto il corpo. Ti abbiamo chiesto l’umiltà di riconoscerci peccatori, l’abbiamo chiesta a Maria scelta perchè maestra di umiltà, segno di uno svuotamento totale di sè, per portare alla luce te.
Oggi Signore rinnovo il mio sì a compiere la tua volontà che è volontà di bene, a chiederti con più insistenza di farmi conoscere il mistero del tuo volere, ad aprirmi il senso delle parabole come ci hai indicato nella preghiera che il pomeriggio abbiamo fatto con i tuoi amici nel piccolo cenacolo allestito a casa mia.
Ti ringrazio Signore di tutti gli stimoli che mi hai dato per riflettere sull’autenticità del mio amore. Ti ringrazio per tutte le persone che mi hai messo accanto per sentirmi famiglia , ti ringrazio di tutto ciò che desidero e che tu vuoi che desideri. Aiutami Signore a cogliere in questa giornata i fiori di cui cospargi il mio cammino e a non calpestarli, ma a ricordarne il colore e il profumo per la tua gloria e per la mia salvezza.

Natività di Maria

” A lui sarà dato il nome di Emanuele, Dio con noi” (Mt 1,23)
 
Dio prepara una casa per il figlio, si prepara una casa per venire ad abitare con noi.
L’Emanuele, il Dio con noi ha bisogno di un terreno dissodato, un terreno fertile che lo accolga , lo custodisca, lo faccia crescere e lo dia alla luce.
Il terreno…la casa..
Maria è la casa, l’arca dell’alleanza che veniva portata insieme a tutto il resto nel trasferimento del popolo nel deserto da un luogo ad un altro, arca che ci ricorda un’altra arca, quella di Noè, un’ arca che salva dal diluvio, un’ arca che dona la vita.
L’arca troverà poi una stabile dimora nel tempio, ma sarà anche rubata, trafugata e il tempo andrà in rovina.
Come tutte le cose del mondo che conoscono la corruzione, scompariranno, mentre rimarrà in eterno la verità ad essi sottesa,
Così Gesù, il Salvatore, diventerà tempio,tenda, arca, unito strettamente alla madre che lo ha generato dallo Spirito, con lo Spirito.
Lo Spirito di Dio toccherà questa umile donna e la trasformerà in icona vivente dell’unità inscindibile dell’uomo con Dio, l’unica che dà forza.
Maria dallo Spirito è generata, con lo Spirito genera, dallo Spirito è consacrata sposa di Cristo.
LUI ce l’ha consegnata , donata sulla croce.
” Ecco tua madre !” l’inizio del cammino alla volta del cielo.
Il Dio con noi ha bisogno di chi lo porti con sè, che lo dia alla luce, che lo testimoni, che partorisca a Lui figli di Dio.
E’ la Chiesa che oggi deve farci vivere questa fecondità a cui è chiamata, rendendo visibile Dio nel mondo.
 

Colui che salva

 
” Tu lo chiamerai Gesù” (Mt 1,21)
Signore mio Dio con questo nome sei stato chiamato.
“Colui che salva”.
Anche noi vogliamo chiamarti così, specie quando siamo attaccati dal nemico e la tentazione ci spinge a cercare altre salvezze, desiderare altre soluzioni alternative al vangelo.
Tu solo Signore puoi salvarci, specie quando ci riconosciamo poveri, bisognosi di aiuto.
Perché tu ami i più piccoli, i più deboli, tu Signore puoi operare solo in quelli che non ti legano le mani, non ti inchiodano ad una croce, condannandoti a morte.
Tu Signore puoi salvare tutti anche i tuoi persecutori e paradossalmente hai avuto più seguaci dopo la morte che durante la tua vita fatta di segni e di parole divine.
Tu salvi l’uomo dalla fossa della morte, lo salvi dalla sua insipiente sicurezza, quando a te si affida.
“Chi potrà salvarsi? ” mi veniva da chiedermi qualche giorno fa, guardando come nel mondo tutto vada a rovescio e sembra che tu sia sconfitto in questa società che pian piano sta scrivendo leggi, imponendo doveri, autorizzando comportamenti che ci allontanano da te.
Eppure la storia d’Israele racconta di un popolo che subì anche la vergogna, l’umiliazione , il dolore, lo strazio dell’esilio, della distruzione del tempio .
Tu Signore però non hai mai smesso di amarlo, non hai smesso di operare perché si realizzasse il tuo disegno di salvezza.
Il tuo progetto prevedeva che la salvezza passasse attraverso un nutrimento concreto, reale dalla madre al figlio attraverso il cordone ombelicale..
Tu Signore hai formato le tue viscere e le tue ossa nel seno della vergine Maria, hai assunto, preso da lei i caratteri somatici, hai bevuto il suo latte, sei venuto alla luce dopo nove mesi come un comune mortale.
Questo mistero è grande Signore mio Dio… perché ti sei fatto piccolo , tanto piccolo da entrare nell’utero di Maria che, pur essendo grande nella fede , era spropositatamente piccola per contenere te che sei infinitamente grande.
Eppure è successo.
E tu, colui che salva, sei venuto alla luce nella più piccola città della Giudea, in una stalla. Ti piacciono Signore le persone, le cose, umili, piccole, povere..
Maria è stata scelta propria perché aveva imparato ad essere figlia , perché non si può partorire ed essere madri se non si è fatta l’esperienza di essere figli, amati, scelti, predestinati, destinati ad essere glorificati.
L’essere figli di un Padre come il tuo , Signore, è vivere in eterno nella ferma speranza che nulla e nessuno potrà farci del male.
Così Maria è stata chiamata a collaborare al tuo disegno di giustizia e d’amore.
Tu chiami ognuno di noi a collaborare alla salvezza.
Ognuno di noi può essere reso fecondo ( felice) attraverso lo Spirito Santo che getta il seme della parola che attecchisce solo in un terreno dissodato, ben preparato.
Signore non conosco i tuoi progetti su di me non tanto per il fine quanto per il percorso attraverso cui tu vuoi venire alla luce attraverso di me, perché anche io possa vivere e dare vita.
Voglio guardare a Maria, voglio farmi guidare da lei, voglio chiedere la sua collaborazione perché anche io possa vivere l’esperienza di essere madre giusta, vera , santa, dopo aver sperimentato fino in fondo la dolcezza, la tenerezza, la credibilità dell’amore del Padre, amore per diventare madre.
Aiutami Signore a riconoscere l’amore, aiutami a farmi guidare dall’amore per diventare madre non solo di mio figlio ma dei tuoi figli insieme a Maria

Guarigioni

” Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva.”(Lc 4,40)
Gesù comincia il suo ministero di evangelizzazione, cacciando i demoni, guarendo i malati, annunciando il vangelo.
La sua opera sembra frenetica, un cammino senza sosta, senza trattenere nulla per sé, guidato dallo Spirito, in connessione con la volontà del Padre ritagliandosi momenti di intimità e di comunione con Lui, quando ancora era notte o ritirandosi in luoghi solitari rubati alla pressione delle folle che lo cercavano per farsi guarire.
Gesù non è venuto per strabiliare l’uditorio come un mago, un giocoliere o un santone, non opera per raggiungere la fama, per ottenere prestigio, ma perché l’amore di Dio si manifesti attraverso di lui, per compiere la missione per la quale è stato mandato sulla terra.
Nella prima lettera di San Paolo ai Corinzi 3,1-9 si parla chiaramente del fatto che, chiunque annuncia il regno di Dio, chiunque battezza (Apollo Paolo) è un semplice ministro perché né chi pianta né chi irriga è qualche cosa ma Dio che fa crescere.
Gesù è Dio ma nel compimento della sua missione nel mondo è un intermediario, è un uomo vero, perfetto, che svolge la sua funzione per cui è stato mandato: :
guadagnare al Padre quanti più figli, quanti più fratelli, pellegrini nel mondo, sbandati, oppressi, bisognosi di aiuto.
Gesù fa miracoli perché la gente creda a quello che dice, ma si nasconde e impone il silenzio perché non vuole che la sequela sia un colpo di fulmine, una nube che svanisce al mattino.
Non si può diventare discepoli di Cristo se non ti sei sentito toccato, guardato, risollevato da lui, risuscitato, guarito.
Non sono le belle parole, i discorsi coerenti e ben articolati che convincono le persone, quando un evento che ti cambia la vita, nel quale riconosci la sua presenza e ti viene da dire: “Il signore è qui e non lo sapevo!”
Ma lo devi cercare Gesù, devi cercare la sua parola, la sua mano benedicente, cercare quale sia la sua vera identità, cercare, cercare…
Le folle lo cercavano.
Non tutti quelli che cercano lo trovano, quando in Lui cercano la soluzione ai propri problemi ovvero lo trovano ma non lo riconoscono o lo trovano e poi, tratto il beneficio cercato, lo perdono di vista e tornano alle occupazioni abituali.
La suocera di Pietro guarita dalla febbre, si mise a servire.
La guarigione è quando cominci a funzionare, quando assolvi alla funzione per la quale sei stato creato.
Quando ci si guasta la macchina o facciamo un incidente, portiamo la macchina dal meccanico o dal carrozziere.
Questo non vuol dire che siamo da quel momento esenti da qualsiasi altro guaio.
La macchina si può fermare di nuovo se non usiamo le dovute precauzioni, se non stiamo attenti.
Non si viaggia più come prima se si è sfiorata la morte.
Si diventa più prudenti.
Sono gli scriteriati continuano a pigiare l’acceleratore incuranti dei divieti e si sa la fine che fanno.
Gesù per farsi seguire, aveva bisogno di rimettere le macchine a nuovo, rimetterle su strada, fare il tagliando, ma di quelle folle osannanti sotto la croce nemmeno l’ombra

Miracoli

” Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva.”(Lc 4,40)
Gesù comincia il suo ministero di evangelizzazione, cacciando i demoni, guarendo i malati, annunciando il vangelo.
La sua opera sembra frenetica, un cammino senza sosta, senza trattenere nulla per sé, guidato dallo Spirito, in connessione con la volontà del Padre ritagliandosi momenti di intimità e di comunione con Lui, quando ancora era notte o ritirandosi in luoghi solitari rubati alla pressione delle folle che lo cercavano per farsi guarire.
Gesù non è venuto per strabiliare l’uditorio come un mago, un giocoliere o un santone, non opera per raggiungere la fama, per ottenere prestigio, ma perché l’amore di Dio si manifesti attraverso di lui, per compiere la missione per la quale è stato mandato sulla terra.
Nella prima lettera di San Paolo ai Corinzi 3,1-9 si parla chiaramente del fatto che, chiunque annuncia il regno di Dio, chiunque battezza (Apollo Paolo) è un semplice ministro perché né chi pianta né chi irriga è qualche cosa ma Dio che fa crescere.
Gesù è Dio ma nel compimento della sua missione nel mondo è un intermediario, è un uomo vero, perfetto, che svolge la sua funzione per cui è stato mandato: :
guadagnare al Padre quanti più figli, quanti più fratelli, pellegrini nel mondo, sbandati, oppressi, bisognosi di aiuto.
Gesù fa miracoli perché la gente creda a quello che dice, ma si nasconde e impone il silenzio perché non vuole che la sequela sia un colpo di fulmine, una nube che svanisce al mattino.
Non si può diventare discepoli di Cristo se non ti sei sentito toccato, guardato, risollevato da lui, risuscitato, guarito.
Non sono le belle parole, i discorsi coerenti e ben articolati che convincono le persone, quando un evento che ti cambia la vita, nel quale riconosci la sua presenza e ti viene da dire: “Il signore è qui e non lo sapevo!”
Ma lo devi cercare Gesù, devi cercare la sua parola, la sua mano benedicente, cercare quale sia la sua vera identità, cercare, cercare…
Le folle lo cercavano.
Non tutti quelli che cercano lo trovano, quando in Lui cercano la soluzione ai propri problemi ovvero lo trovano ma non lo riconoscono o lo trovano e poi, tratto il beneficio cercato, lo perdono di vista e tornano alle occupazioni abituali.
La suocera di Pietro guarita dalla febbre, si mise a servire.
La guarigione è quando cominci a funzionare, quando assolvi alla funzione per la quale sei stato creato.
Quando ci si guasta la macchina o facciamo un incidente, portiamo la macchina dal meccanico o dal carrozziere.
Questo non vuol dire che siamo da quel momento esenti da qualsiasi altro guaio.
La macchina si può fermare di nuovo se non usiamo le dovute precauzioni, se non stiamo attenti.
Non si viaggia più come prima se si è sfiorata la morte.
Si diventa più prudenti.
Sono gli scriteriati continuano a pigiare l’acceleratore incuranti dei divieti e si sa la fine che fanno.
Gesù per farsi seguire, aveva bisogno di rimettere le macchine a nuovo, rimetterle su strada, fare il tagliando, ma di quelle folle osannanti sotto la croce nemmeno l’ombra

Patria, patrie

” Nessun profeta è ben accetto nella sua patria” ( Lc 4,24)
Ci sono patrie e patrie, quella in cui sei nato con il corpo, quella che desideri abitare, quella che ti appartiene perchè è lì che sei nato, lì devi tornare.
Bisogna rinascere dall’alto per riconoscere la nostra patria e vivere la nostra identità di figli di un unico Padre.
Nella famiglia originaria ci si ama e ci si adopera a che tutti vivano bene, tutti godano dello stesso pane e condividono l’unico Bene.
Gesù è un profeta scomodo, diverso da come lo avevano immaginato, in contrasto con le aspettative comuni di una liberazione definitiva dalla soggezione a popoli stranieri.
Per questo l’hanno fatto fuori.
Dio parla attraverso di Lui e si mostra al mondo nella sua sconcertante e disarmante verità di persona che arde dal desiderio di riunire tutti i suoi figli ovunque dispersi per farli partecipi della sua eredità, del suo amore che non si misura.
Gesù, il figlio primogenito, il prediletto non ha ritenuto un tesoro geloso godere da solo dei beni del padre, ma ha voluto condividerli con tutti noi, attraverso un esodo , una chenosi perchè tutti fossimo uno con Lui e con il Padre e con lo Spirito Santo.
Con il Battesimo tutto questo è possibile e per questo voglio ringraziare il Signore che ci ha messo in una condizione dinamica di trasformazione continua, di un perfezionamento anche se doloroso finalizzato a rendere perfetta la somiglianza con Dio.
Se penso che innestata a Cristo anche io posso fare le cose che ha fatto lui ma che anche a me può capitare la sua stessa sorte, sono turbata, ma non tornerei mai indietro.
Grazie a Lui siamo rinati, grazie a Lui resusciteremo e arriverà il giorno in cui si placherà ogni battaglia e la vita si trasformerà in una festa di cui non è prevista la fine.

Rinneghi se stesso

Meditazioni sulla liturgia di domenica
della XXII settimana del TO anno A
 
«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.” (Mt 16,24)
Mi sono sempre fermata su quel “Prenda la sua croce” che viene dopo, perché di croci mi pareva di intendermene, visto come le cose sono andate e continuano ad andare.
La croce è diventata sempre più pesante e portarla con te mi ha salvato.
Mi ha salvato dal desiderio di farla finita, di inveire, imprecare, urlare, scaraventarla verso il cielo, nella convinzione che tu non ci sei, che non sei Padre, perché permetti che i tuoi figli subiscano le pene dell’inferno, prima ancora di andarci.
Ti ho incontrato inchiodato ad una croce e mi sentii accomunata dallo stesso destino, tanto che mi venne spontaneo esclamare, alzando gli occhi al crocifisso quella sera del 5 gennaio del 2000: “Pure tu!”
Allora non feci attenzione più di tanto alle parole che precedettero quel movimento della testa e degli occhi simultaneo alle parole del sacerdote: “L’uomo crede di essere dio ma non è Dio”.
Mi colpì il fatto che tu fossi sofferente come me.
Da quel momento cominciò il viaggio con te, standoti accanto, non dietro.
Ho desiderato di conoscerti meglio, di più e non ho trascurato niente per sapere chi eri, da dove venivi e dove andavi.
Ricordo che le tue parole, quando mi vennero incontro, le divorai con avidità, questo sì, erano parole nuove, balsamo per la mia anima, ma al centro continuavo ad esserci io, la protagonista di un destino “sfigato”, una vita di solitudine, di dolore, di no ripetuti quasi all’infinito.
Volevo che quei no si cambiassero in sì, che si accendesse qualche scintilla di luce per illuminare la mia notte.
E tu Signore ogni notte sei venuto a visitarmi, a parlarmi, a farmi scendere pian piano dal mio piedistallo, su cui mi ero posta, facendomi un vanto anche di quella croce.
Un vanto nell’essere riuscita a portarla fino a quel momento da sola, senza impazzire, un vanto perché non mi ero data per vinta, un vanto anche l’aver averti incontrato, aver desiderato di conoscerti sempre di più.
Tu sai tutto Signore, il viaggio che abbiamo fatto insieme, senza che io ti riconoscessi davvero, perché ho continuato per tanto tempo a sentirmi uguale a te.
Quanta superbia ha contraddistinto gli anni in cui tu mi spiegavi le scritture, quanta mitezza, pazienza, quanto amore in te che hai permesso che io ti trattassi come una persona simile a me, non Dio, l’essere perfettissimo, creatore e signore del cielo e della terra.
Lo Spirito pian piano mi ha accompagnato in questa discesa graduale dal podio dei vincitori e mi ha fatto sentire il sapore della polvere di cui ero fatta, terra impastata dalle tue mani, terra su cui tu hai soffiato la vita.
Ti lodo, ti benedico e ti ringrazio perché più mi nutro di te più mi viene fame, più desidero che tu non ti allontani da me, che continui ad illuminare i miei passi, e mi purifichi da ogni sozzura e mi dia vita nuova, vita vera, vita di pace, vita di amore, gioia piena alla tua presenza.
Ho sperimentato che nella mia debolezza è la tua forza, che con te si possono fare cose grandi, che senza di te sono come uno che scende nella fossa.
Le parole del Vangelo di oggi le ho sentite tante volte ma non sono mai andata oltre quel “prenda la sua croce”
Ma bisogna rinnegare se stessi. A questo non avevo mai fatto caso.
Lasciare che tu e non noi decidiamo cosa è bene e giusto per vivere non un giorno da dio, ma tutta la vita da figli rigenerati dallo Spirito e destinati ad una gloria più grande.
Ti ringrazio Signore di questo progressivo ridimensionamento, ti ringrazio perchè “ Il tuo giogo infatti è dolce e il tuo carico leggero (cfr Mt 11,30).

Lo Sposo

Meditazioni sulla liturgia di
Venerdì della XXI settimana del TO
 
“Ecco lo Sposo, andategli incontro!”(Mt 25,5)
Questo è l’anelito di chiunque abbia conosciuto il Signore e vive la sua vita nell’attesa di unirsi intimamente a Lui nel giorno delle nozze.
Una vita protesa ad amare ciò che Lui ama, a cercare di discernere la sua volontà in ogni più piccolo gesto, pensiero, decisione, progetto.
Andare incontro allo Sposo è un tendere a Lui continuo e incondizionato, pendendo dalle sue labbra, leggendo le lettere che ci ha scritto e che ci aiutano a non dimenticarlo e a preparare la festa di nozze.
Ricordo quando eravamo fidanzati io e Gianni, quando dipendevo dalle sue lettere…
Quanto tempo passato alla finestra ad aspettare il postino che me le recapitasse!
Il telefono era un lusso mentre le lettere me le rileggevo fino a quando non arrivavano delle nuove.
Erano il mio tesoro, la testimonianza che mi voleva bene.
L’idea che ci eravamo fatti della felicità, quella sensazione stordente di eternità, di infinito, di comunione, di trascendenza, di uno e distinto pensavamo fosse eterna e non pensavamo che era nostalgia di Lui, frammento, lampo di una luce, di un calore, di una felicità che solo Lui poteva rendere eterna.
“Ecco lo Sposo, andategli incontro!” Dice la voce all’approssimarsi dell’ora.
Dio con noi è stato clemente e ci ha mostrato quanto ci ama.
Non come giudice ma come buon Samaritano si è chinato sulle nostre ferite e pian piano le sta guarendo con l’olio della sua tenerezza.
Lo sappiamo che ha già pagato per noi, affidandoci alla chiesa, ogni giorno nutrendoci del Pane e della Parola che è sempre parola e pane di perdono.
Quando quella parola è diventata l’unica cosa che ci permette di vivere, di esistere, e risplendere con la luce negli occhi, di comunicare agli altri la gioia di essere innamorati, siamo con l’equipaggiamento giusto.
La lampada è quella che porta la luce, permette alla luce di risplendere, allo stoppino di bruciare.
Noi siamo le lampade, contenitori, strumenti di salvezza, di gioia, di festa, di pace, di amore.
Ma una lampada senza olio non arde.
Per questo è necessario procurarsi l’olio perché lo Spirito di Dio lo accenda e lo faccia bruciare per illuminare la festa.
Se ti avessimo incontrato e conosciuto prima Signore, forse la nostra vita non sarebbe stata così tribolata!
Con umiltà e pazienza con te stiamo riattaccando i cocci della nostra anfora seppellita nel mare dopo il naufragio dei nostri idoli, la nostra anfora che tu hai destinato ad accoglierti per somministrare agli invitati alle nozze il vino della gioia.